Olimpia Boniperti, nipote del compianto Presidente, ha parlato così a Sportweek

IL MOTTO - "Aveva ragione. E mi diceva anche di essere onesta. Vivi la vita a testa alta. Ma erano più sgridate che altro. Ero molto vivace e dicevo sempre tutto quello che dovevo dire, senza filtri. Quando litigavamo, io urlavo e urlava pure lui. E a un certo punto faceva: 'Eh, tu sei uguale a me, non c'è niente da fare...'. Poi aggiungeva: 'Chi ti prende a te?'. E io gli rispondevo: guarda, se hai trovato tu moglie di sicuro io trovo un marito. I litigi? Su qualsiasi cavolata. Andiamo alle giostre adesso. No, andiamo dopo. No, voglio andare adesso. E quando si arrabbiava mi diceva: sei una villana! Quanti cazziatoni". 

'Juve, ora è cambiato il discusso motto bonipertiano. La paradossale condanna di Max'
LA FIGURA - "Per me è stato un nonno, tante cose le ho scoperte leggendo il suo libro e le scopro ogni giorno sentendo parlare di lui. Ogni tanto mi raccontava qualcosa, ma a lui interessava più sapere cosa facevamo noi: dove sei stata, cosa hai fatto, con chi? Ma è stato anche un grande esempio, un grande lavoratore, s eho questo senso del dovere è merito suo. Sino a due anni fa era in ufficio, tutti i giorni. A 91 anni. Qui, accanto al mio. E veniva sempre dentro: Olly cosa fai? Cos'è tutta questa roba? E che ridere". 

IL RETROSCENA - "Quando è nata la linea di costumi, non sapevo come chiamarla e allora sono andata da lui in ufficio. Nonno, dimmi un nome che ti piace più di tutto, perché è il nome più bello che ci sia, il primo che ti viene in mente. Dimmi questo nome, dai. E lui: Juventus".