Se vi ricordate era arrivato in punta di piedi, tra lo scetticismo generale e i tifosi avvelenati, ancora inviperiti per la fuga di Conte. Fra i primi concetti espressi ci fu, più o meno: “Non sono favorevole a un clima da caserma, bisogna saper ascoltare e indirizzare”. Insomma uno psicologo più che un sergente e un “dipendente” modello, tanto da essere talvolta bollato come uno “yes man”, tanto diverso dal suo predecessore. Al quinto scudetto, dopo una cocente sconfitta ai quarti di Champions con l’Ajax (non però così vistosa come quella recente col Villareal) e l’ennesimo campionato vinto, lo “yes” divenne “no”. “O me o loro” dichiarò. Loro erano mezza squadra, nella quale era già entrato CR7, ma evidentemente già allora Max una cosa l’aveva capita: così non si poteva andare avanti. Scelsero loro e non lui, però quando lui è stato riscelto s’è trovato di fronte ad una rosa, con la sola eccezione di Chiesa, forse peggiore di quella che aveva lasciato.
Qualche dubbio in proposito è lecito. Non si può andare avanti rimpiangendo Vidal. Quello bianconero, non quello nerazzurro.