"Onorate 125 anni di gloria". Titola così l'edizione odierna di Tuttosport, lanciando un messaggio ai giocatori bianconeri in occasione del compleanno della Juventus. Era infatti il 1° novembre 1897 quando, su una panchina in Corso Re Umberto a Torino, un gruppo di ragazzi tra i 13 e i 18 anni decise di dare vita a quello che sarebbe diventato il club calcistico più vincente d'Italia.

"Il pomeriggio della fondazione della Juventus e quello dell'allenamento di oggi abbracciano un secolo e un quarto di storia e storie, di successi e delusione, di amore e nostalgia, ma soprattutto di tenacia, che resta il tratto più juventino di tutti e, ancora più delle vittorie, la vera lezione che insegnano i 125 anni trascorsi dal 1° novembre del 1897 [...]", scrive il quotidiano. "E la panchina è lì davanti (al J-Museum, ndr.), esposta nella teca più grande e affascinante, illuminata in modo suggestivo, per rapire chi la guarda e trasportarlo indietro nel 1897 e spiegargli che sì, la Juventus è qualcosa di enorme che produce emozioni forti, gioia e disperazione, per milioni di persone, ma tutto parte dalla tenace passione di un gruppo di ragazzi che avevano un sogno e l’hanno realizzato. Il più grande, Enrico Canfari, aveva vent’anni, uno in meno di Nicolò Fagioli appunto, anche lui proprietario di un sogno realizzato giusto sabato sera: un gol con la Juventus. Potrebbero parlarsi, Canfari e Fagioli, trovando più di un argomento in comune: due ventenni, 125 anni in mezzo a loro, e un filo che gli consente di far passare la stessa emozione".

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"Era tenace, tenacissimo, Edoardo Agnelli, che nel 1923 diventa presidente della Juventus, dopo che suo padre, il senatore Giovanni, fondatore della Fiat, aveva deciso di acquistare quel club di football e applicare la sacra regola di famiglia: qualcosa fatta bene può sempre essere fatta meglio [...]. Era tenace Boniperti che parla da ogni angolo del Museum: giocatore, capitano, presidente, simbolo immortale di juventinità. Gli attribuiscono la frase che «vincere è l’unica cosa che conta» (la cui paternità è invece di Vince Lombardi, mitico coach negli anni '60), ma più che delle parole, che usava sempre malvolentieri, la sua eredità è fatta di esempi, in campo e fuori [...]. Era tenace la Juventus di Marcello Lippi, quella di Vialli, Ravanelli, Del Piero e Baggio, quella della Champions League e dell’Intecontinentale del 1996, quella che seguiva un periodo di nove anni senza scudetti, con poche gioie e tante amarezze [...]. Era, anzi è stata tenace la Juventus dei nove scudetti consecutivi, succeduta alla più nera delle notti, quella di Calciopoli che aveva provato a cancellare il biennio di Capello e dei campioni del mondo del 2006".

E conclude il quotidiano: "Insomma, oggi, per festeggiare degnamente il 125 compleanno della Juventus, i suoi giocatori dovrebbero onorarne quel tratto distintivo che ne ha costruito la storia, allenandosi con tenacia per combattere con tenacia domani sera. Lo meritano i tifosi che anche ieri facevano la fila davanti al J-Museum, lo merita la storia del club «che in fondo è un prisma che può riflettere la storia del Paese così come la storia di ognuno dei suoi tifosi che intrecciano i propri sentimenti intorno a ogni partita, senza perdere mai la fede». Tenaci, pure loro".