Il completo elegante che sfoggiava Allegri o la tuta sportiva che Sarri ha sempre portato al Napoli? Forse tanta attesa avrebbe meritato una risposta meno interlocutoria di quella attuale. Infatti, da quando è cominciato il campionato e, complice una temperatura più che mite, l’allenatore della Juve, ben lontano dall’accettare giacca e cravatta, veste pantaloni blu con una t-shirt aperta sul collo. In pratica né il vestito rilucente, né la tuta grezza, ma un (quasi) perfetto compromesso.
“Importante è che non mi presenti nudo” disse Sarri il giorno della presentazione e aveva ragione. Chi come noi ha una certa età (Sarri ha un anno meno di me) e una tendenza metabolica alla pinguedine (la sua pancia è di poco inferiore alla mia), sa che non vanno bene né i costumi adamitici, né quelli troppo stretti. Ecco allora che la strada mediana può essere anche una momentanea via di fuga.
I nostri numerosi lettori si chiederanno perché mai mi attardi così tanto su come si veste Sarri. Ovviamente una ragione c’è. Lo faccio perché sono convinto del contrario di ciò che sostiene il famoso proverbio (l’abito non fa il monaco). Io credo, invece, che in alcuni casi l’abito faccia il monaco e che Sarri non sfugga a questa eccezione.
Alla Juve, al contrario, oltre ad essersi presentato il primo giorno in giacca e cravatta, ha di molto addolcito i toni. Primo, perché in una posizione di potere non c’è un nemico solo, ma ce ne sono molti e tutti agguerriti. Secondo, perché la Juve non vuole fare le guerre, ma le partite di calcio, possibilmente ben giocate, con le quali affermare non solo una superiorità tecnica, ma anche quella estetica.
Non è vero che con Sarri la Juve attacca di più. E anche se lo fosse, non segna e non convince abbastanza in rapporto a ciò che produce. Ci sarà, infatti, una ragione se tutte le vittorie sono state ottenute con un gol di scarto, tranne quella sull’Udinese e con il Bayer Leverkusen.
Ammesso che tutto ciò sia condiviso (non ho la presunzione di spezzare il pane del consenso), ci si domanderà cosa c’entri tutto questo con i pantaloni e la maglietta di Sarri.
La risposta c’è: sono una via di mezzo tra quello che era Allegri e quello che vorrebbe essere lui. Una calzante metafora del gioco che c’era e di quello che speriamo (anche senza essere juventini) verrà.
Di Giancarlo Padovan per Calciomercato.com