"La Juventus vince anche quando pareggia (0-0), un privilegio delle squadre forti, fortunate ed estremamente difensive. Così, partendo con una retroguardia a quattro (dove Danilo, Demiral e De Ligt hanno giganteggiato) e finendo a cinque (dentro Chiellini a far da trio con il turco e l’olandese, mentre Danilo e Alex Sandro fungevano da esterni), Andrea Pirlo ha raggiunto la prima finale di Coppa Italia della sua carriera dopo il successo in Supercoppa con il Napoli.

Non male per un allenatore esordiente e senza alcuna esperienza, che si era presentato in Serie A per mostrarci un calcio nuovo - forse immaginario, forse immaginifico - e che, invece, arriva a giocarsi un trofeo importante usando la stessa strategia del tanto criticato - e però molto vincente - Massimiliano Allegri.

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Sì, Pirlo assomiglia sempre di più ad Allegri e la sua Juve - come ha scritto il nostro direttore Stefano Agresti - a quella di Trapattoni.

Ma tant’è. Tra qualche mese, se Pirlo avrà vinto un altro paio di titoli (e magari la tanta agognata Champions) nessuno - tranne me - avrà più voglia di ricordare quanto promesso e quanto mantenuto. E gli stessi juventini riformisti e miglioristi, che speravano di ottenere da Pirlo quel che non è riuscito a Sarri, perdoneranno tutto sull’altare del successo.

Tuttavia non è ancora tempo per questi discorsi. La Juventus, il 19 maggio, deve battere una tra Atalanta e Napoli (si gioca questa sera) e prima di arrivare lì, dovrà fare strada in Europa (il Porto la settimana prossima) dove nessuno più gioca in modo tanto avaro e arcaico.

Detto che la Juventus ha complessivamente meritato nelle due sfide, quel che emerge in maniera clamorosa è l’inversione di tendenza della squadra, ora attenta soprattutto alla fase difensiva. Altro che possesso palla e iniziativa! Altro che volontà di fare un gol più dell’avversario!"

Di Giancarlo Padovan per calciomercato.com