Il giornalista Giancarlo Padovan ha commentato, con un editoriale su Calciomercato.com, la decisione della Juventus di tagliare gli stipendi ai giocatori. Una scelta che non può essere estesa a tutte le componenti societarie, come rivela lo stesso Padovan, ma più in generale a Serie C e calcio femminile (dove la Juve ha U23 e Women). Ecco parte delle sue parole: 

"E’ naturale, anzi quasi ovvio, che l’accordo tra la Juventus e i propri giocatori di prima squadra per la riduzione degli stipendi da marzo a giugno, farà da riferimento per gli altri club e per il sindacato che tutela gli interessi degli atleti. Tuttavia, non tutte le situazioni sono uguali e non è certo detto che gli stessi tagli siano riproducibili  su tutta la Serie A (la Juve ha il monte ingaggi più alto), meno che mai in Serie B e a livello di Serie C (dove gioca la Juve Under 23) o nei campionati dilettantistici, compresi i settori giovanili e il calcio femminile.

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Se, dunque, da una parte, l’esempio dei calciatori bianconeri che si sono mossi in anticipo sull’Associazione Calciatori, stranamente inerte a livello di proposte forse perchè timorosa della base, è encomiabile perché cospicuo e non simbolico, dall’altra è necessario creare forme di garanzie per le fasce deboli. E siccome ne esistono anche nel calcio professionistico e in quello che, pur non essendolo, richiede un impegno totale e quotidiano, l’Aic dovrà diversificare i propri interventi in un difficile equilibrio tra le esigenze di chi fa calcio e di chi lo gestisce. In una situazione tanto estrema (niente partite e, dunque, niente prestazioni lavorative, ma anche niente incassi, niente diritti tv, niente profitti commerciali) ridurre gli ingaggi è fondamentale, non però per chi - come in Serie C e tra le donne - guadagna duemila o tremila euro al mese".