"Fuori dalla Champions oggi come un anno fa. Allora fu agli ottavi contro il Lione, questa volta sempre agli ottavi, ma con una squadra più debole, il Porto. La simmetria, però, si ferma qua perché, mentre nell’agosto scorso, Andrea Agnelli provvide prontamente ad esonerare Maurizio Sarri, fresco vincitore del suo primo scudetto (nono per la Juventus), domani non accadrà nulla e Andrea Pirlo, quello che molti chiamano il maestro preconizzandone una grande carriera solo perché è stato un formidabile centrocampista, resterà sulla panchina della Juventus almeno fino a fine stagione e, magari, anche l’anno prossimo. Difficile che il presidente sconfessi la sua scelta nonostante il fallimento sia nei fatti ancor prima che nelle parole. Lo scudetto è ormai dell’Inter, la Champions è andata, l’unica sfida che rimane aperta è la finale di Coppa Italia contro l’Atalanta, un misero contentino al pari della Supercoppa conquistata ai danni del Napoli. Senza contare che il posto per la prossima Champions, va preso battendo una concorrenza agguerrita. Il fallimento non è solo sportivo, ma anche economico: ieri, solo l’eliminazione è costata dieci milioni e mezzo di euro, senza contare quanto la Juve ci rimette nel percorso, molto eventuale, che avrebbe potuto condurre alla finale. 

Juve, Pirlo in conferenza: 'Il ciclo è appena iniziato, ho già parlato con Agnelli'
[...] La realtà, al di là delle colpe di un allenatore completamente privo di esperienza, è che oggi la Juve è solo Chiesa, per il quale ha avuto senso pagare 60 milioni di euro. Gli altri sono buoni giocatori, c’è qualche ex campione e un fuoriclasse ormai al tramonto (Ronaldo) capace troppo spesso di lamentarsi dei compagni. Peggio di lui ha fatto Morata che, nel primo tempo, ha avuto due occasioni per segnare ma le ha sprecate scagliando la palla addosso a Marchesin". 

Di Giancarlo Padovan per calciomercato.com