"Quando ho saputo che avrei giocato titolare nella Juventus Women contro il Brescia in Coppa Italia ero nervosissima. Non riuscivo nemmeno a mangiare e tendenzialmente non sono una persona ansiosa". Non si nasconde Elisa Pfattner nel raccontare le emozioni di quel giorno, che poi si sarebbe portata dietro per sempre. Esordio coronato con un gol. Elisa è molto solare, il tono di voce squillante, la voglia di raccontarsi, senza nascondersi è tangibile. Un viaggio tra emozioni ed eventi del passato, con uno sguardo al futuro ma soprattutto al presente ed alla scelta di trasferirsi in prestito al Nelunegbach, nel massimo campionato austriaco. 

Elisa, partiamo dalla tua scelta per questa stagione: il Neulengbach, da dove arriva questa scelta?
 “Volevo fare un’altra esperienza dopo la Juventus. Avrei voluto giocare, pensavo di andare all’estero. Ho giocato tutta la mia vita in Italia quindi ho scelto di fare un anno fuori. Il calcio in Austria è molto fisico e crescere fisicamente è quello che mi serve ora. Inoltre mi piace molto la città di Vienna che è qua vicino. Qua siamo una squadra molto giovane, l’età media sono 20/21 anni. Ci piacerebbe dimostrare che anche se siamo giovani possiamo dire la nostra”.
 
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Un salto indietro: ti ricordi quando ti ha chiamata la Juventus? 
 “Era il 2019, giocavo al Bressanone. Il mio mister mi diceva che la Juventus voleva vedere per un provino me ed Eva Schatzer, mia cugina. La settimana dopo il provino però mi sono lesionata il crociato posteriore, quindi avevo poche speranze di andarci. Ad aprile poi mi è arrivata la chiamata per la stagione successiva. Ho dovuto fare tutta la riabilitazione a casa da sola perché era il 2020, l’anno del Covid. Quindi mi sono preparata ad andare alla Juve a casa, con 16 anni”. 
 
Hai trovato difficoltà poi nel rientro in campo?
 “Sinceramente no. Mi sentivo come prima, anzi, più forte mentalmente. Prima dell’infortunio mi allenavo con poco entusiasmo, era quasi monotono. Dopo invece mi sono resa conto di quanto mi mancasse il calcio. Mi ha dato motivazioni, entusiasmo di giocare, è strano da dire ma forse quell’infortunio mi è servito per capire cosa volessi davvero”.
 
Lasciare la Juventus Women è stato difficile? 
 “Sì. Spererei di tornarci un giorno, infatti, ho scelto di fare un’esperienza diversa. Non nego sia strano non vedere più quotidianamente le stesse persone ma questo ti fa crescere. Mi mancano molto alcune mie compagne ma siamo in buoni rapporti e le sento spesso. Anche essere lontano da Eva Schatzer è strano, vivevamo insieme da sei anni ma sapevamo che un giorno ci saremo dovute dividere, è parte del calcio”.
 
Hai stretto un legame particolare con qualcuna alla Juventus?
 “Irina Talle. La persona più talentuosa e curiosa che io abbia mai conosciuto. Sa fare tutto nella sua vita: suona la chitarra, il pianoforte, parla parecchie lingue, è stupenda. Per esempio in convitto quando io stavo male mi faceva sempre delle torte o faceva qualsiasi cosa per farmi stare bene, è davvero speciale”.
 
Colpisce che tu abbia iniziato a giocare in porta, come è nato poi il cambio ruolo? 
 “Non contava ancora l’altezza (ride ndr). A me piaceva tantissimo fare il portiere, anche ora mi piace. Poi mi hanno detto che ero brava anche con i piedi e quindi hanno deciso di avanzarmi. Un po’ a volte mi manca fare il portiere, me la cavavo anche”. 
 
A proposito di ruoli, in campo ne hai ricoperti molteplici ma dove ti trovi meglio tu?
 “Ho fatto il terzino, l’esterno e il centrocampista. Mi piaceva fare il terzino con la Juve. Ora in Austria faccio più l’ala. Penso sia importante saper ricoprire più ruoli perché così sei duttile”. 
 
In bianconero hai vissuto molti momenti, se dovessi scegliere il più bello ed il più brutto cosa racconteresti?
 “Più bello il primo gol contro il Brescia in Coppa Italia, non ci credevo, non era neanche un tiro: era un misto tra un tiro ed un cross. Più brutto le finali perse con l’Under 19, quattro di fila hanno fatto malissimo. Ho pensato quasi fosse una maledizione. Il momento peggiore però è stata la seconda finale persa perché abbiamo preso gol all’ultimo secondo. Penso fossimo una squadra molto forte, la più forte in cui io abbia mai giocato, per citarne alcune c’erano Beccari, Ippolito, Berti”.
 
Hai citato Beccari, che effetto ti fa ora vederla a giocare un Mondiale con la Nazionale?
 “L’ho sempre saputo, è la più forte con cui io abbia giocato ma è anche un’amica stupenda. Siamo state in stanza insieme per un anno e ci capiamo benissimo, ero davvero felice per lei. Se lo merita. Siamo anche andate a scuola insieme, le voglio davvero bene”.
 
Lo scorso anno in Coppa Italia contro il Brescia è arrivato il tuo primo gol alla tua prima gara da titolare, quali sono state le emozioni di quel momento?
 “Quando ho saputo che avrei giocato ero nervosissima. Non riuscivo a mangiare e di solito non sono una persona ansiosa. Sapevo di dover dimostrare tutto quello che sapevo fare. Poi quando mi scaldavo è sparito tutto, mi sono resa conto che riuscivo a fare dei passaggi buoni e quindi mi sono tranquillizzata. Mi ha parlato Matteo Scarpa dicendomi che potevo giocare su quei livelli, lui crede in me. Invece quando ho segnato Martina Rosucci mi ha detto che me lo meritavo, è stato molto bello”.
 
Che sensazione è entrare nello spogliatoio e vedere giocatrici come Girelli, Rosucci o le altre ‘big’?
 “Era strano all’inizio, ero molto timida. Dopo un po’ te la godi. Da loro ho imparato tanto, ora per esempio è strano non vederle più. Loro ti danno la motivazione per fare le cose al meglio”.

Nel corso delle Final Four del campionato Primavera è diventato celebre il tuo abbraccio a Sara Zappettini dell'Inter al termine del match. Quali sono stati i pensieri di quel momento?
"Io e Zappettini abbiamo stretto un legame forte in Nazionale Under 19. Il nostro abbraccio era molto significativo, noi ci capiamo. Era triste perchè si colpevolizzava della sconfitta. In quanto sua amica calmarla era il mio compito. Quando ho saputo che avrei vinto il premio per quel gesto ho scritto a Zappe e abbiamo riso, ero chiaramente felice, però per me era stato del tutto naturale".
 
Se dovessi descriverti fuori dal campo cosa diresti? 
 “Studio management dello sport in tedesco, faccio l’università online. Sono una persona molto aperta, mi piace conoscere altre persone e fare nuove amicizie. Hobby particolari mi piace creare outfit e fare foto particolari. Mi piacciono i tatuaggi, ne ho sei e a breve farò il settimo. Non ho riti scaramantici prima delle partite, mi infastidisce quasi la monotonia”.
 
Ti ispiri a qualche giocatrice in particolare? 
 “Mi piace molto Fridolina Rolfo, per le mie caratteristiche”.
 
Uno sguardo al futuro, quali sono i tuoi obiettivi e quali i tuoi sogni nel cassetto?
 “È strano da dire ma non lo so. Voglio divertirmi giocando a calcio, in Italia o all’estero lo vedremo. Certo, tornare alla Juventus mi piacerebbe. In futuro mi piacerebbe lavorare nel calcio, magari come team manager, mi piace organizzare le cose ma non quelle della mia vita, io vivo molto alla giornata”.