Andrea Pirlo è un simbolo della "gioventù al potere" sulle panchine di Serie A, essendo un debuttante assoluto. E la partita di oggi della Juventus all'Olimpico contro la Lazio lo mette di fronte a un collega che ha in comune con lui l'età ancora giovane: Simone Inzaghi, promosso da Primavera a prima squadra in quella calda estate del 2016 nella quale Bielsa sfumò per un soffio e toccò a lui. 

CARATTERI(STICHE) A CONFRONTO - Scrive la Gazzetta dello Sport: "Simone e Andrea appartengono alla generazione dei tecnici rampanti Under 45, il nuovo che avanza sulla scia di De Zerbi e Gattuso. Ambiziosi e con le idee chiare, con l'obiettivo di lasciare la propria impronta sul calcio italiano dei prossimi decenni. Difficile un confronto tra i due, visto che di Inzaghi abbiamo potuto apprezzare molto e di Pirlo ancora troppo poco. Di sicuro in comune hanno la personalità: Simone sembra un'acqua cheta ma in realtà è molto più fumantino del fratello. Se i muri di Formello potessero parlare, racconterebbero di violente litigate con più di un giocatore. È stato bravo fin da subito a guadagnarsi la stima e il rispetto della sua ciurma. E Andrea, dal canto suo, ha un curriculum e un carisma che gli consentono di relazionarsi alla pari anche con un numero uno come Ronaldo".

Da Milinkovic Savic a Lulic, Keita e Correa: tutti i no di Lotito alla Juve
ESAME PER IL TITOLO - Ad aggiungere pepe alla sfida ci pensano le colonne di Tuttosport: "Primo test scudetto per Andrea Pirlo e la sua Juventus. Per carità, contro la Lazio all'Olimpico i bianconeri non decideranno il loro destino, ma inizieranno a capirne un pezzo. Perché la Juve si trova nella scomoda posizione di essere ancora un cantiere tattico, nel quale tutti stanno imparando un pezzo per volta cosa fare e dove farlo, ma nello stesso tempo non è consentito perdere troppi punti dopo i 4 lasciati a Crotone e contro il Verona. E i punti di questa mattina sono in palio contro una delle prime quattro della scorsa stagione e una delle potenziali avversarie scudetto anche ora. [...] I progetti calcistici avrebbero bisogno di tempo per essere assimilati e quindi giudicati dagli stessi interpreti. Ma non sempre ce n'è il tempo e, soprattutto, le partite storte possono incidere sull'atteggiamento che si ha nei confronti di un modo di giocare...".