Come tutti gli altri club, anche la Juventus deve fare i conti con la pandemia coronavirus che negli ultimi mesi è entrata a gamba tesa nel mondo del calcio ma non solo. Ha inciso in tutto il Paese, soprattutto a livello economico. Secondo il Corriere dello Sport la stagione 2019/20 della Juve si chiuderà con una perdita netta di 69 milioni di euro, e un fatturato di 570 milioni contro i 621 dell'anno prima. -50 quindi, dovuti soprattutto a ricavi caratteristici come botteghino, diritti tv, merchandising e premi. Le plusvalenze, invece, dovrebbero essere superiori rispetto all'anno prima (160 contro i 157 del 2018/19).

I DATI - In attesa del CdA della Juve previsto per il 18 settembre, dalla pubblicazione della relazione semestrale di Exor emergono le continue perdite della società negli ultimi anni. Sempre più grandi (-19,2 nel 2017/18, -39,9 nel 2017/19 e -69 l'anno scorso) dovute però anche alla crescita del business. Negli ultimi 13 anni, dalla promozione dalla Serie B a oggi, l'unico utile in bilancio la Juve l'ha realizzato nel 2017 grazie alla plusvalenza realizzata con la cessione di Pogba. Per il resto, tre bilanci sono stati chiusi in pareggio e tutti gli altri in negativo: in questo periodo di tempo ha totalizzato quasi 4 miliardi di fatturato senza plusvalenze, perdendo però 270 milioni. Gli incassi maggiori sono arrivati dallo stadio (circa 200 milioni) e dai traguardi raggiunti dalla squadra: i nove scudetti e la presenza fissa in Champions (1,4 miliardi circa in 13 anni). L'arrivo di Ronaldo ha aumentato i follower sui social e arricchito il valore del brand che ha portato a rinnovi di contratto con gli sponsor.

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ZERO ENTRATE - Ad oggi però i costi sono insostenibili: il fatturato è calato a 410 milioni, il monte stipendi supera i 300 milioni (330, l'82,7% del fatturato operativo). In più, 150 milioni di costi per ammortamenti. Ecco il motivo per il quale la Juve ogni anno è a caccia di plusvalenze per cercare di pareggiare il bilancio, meccanismo complicato per l'impatto del virus sull'economica del calcio che non consente di proiettarsi nei prossimi anni. Un periodo difficile, nel quale incassi e abbonamenti non ci sono più, sponsor e tv tendono a pagare meno o addirittura non pagare proprio; gli scambi come quello tra Pjanic e Arthur col Barcellona possono migliorare i conti ma non portano delle entrate nelle casse bianconere. 

RIDIMENSIONAMENTO - Il dato che preoccupa di più è l'azzeramento della disponibilità di cassa: 6 milioni al 30 giugno 2020, rispetto ai 137 di sei mesi prima, dovuto soprattutto alla difficoltà ad incassare ricavi da sponsor e diritti tv e la mancanza di incassi dallo Stadium (70 milioni di euro a rischio per la prossima stagione). E il prossimo anno potrebbe essere ancora più pesante rispetto al precedente. Per questo la Juve potrebbe andare incontro a un ridimensionamento tecnico inevitabile e iniziato con la scelta di puntare su Pirlo. Niente acquisti impegnativi senza cessioni importanti. 

CHI INTERVIENE - Lo sforzo in più potrebbe arrivare dagli azionisti, o attraverso un intervento di finanziamento della holding. L'alternativa, sempre secondo il Corriere dello Sport, sarebbe il favorire da parte dell'azionista di controllo l'ingresso nel capitale di un investitore finanziario che scommetta sulla ripresa della crescita nel periodo post-covid. La Juve va verso una politica più equilibrata e senza grandi spese, un ridimensionamento che prevede un piano finanziario basato sulla sostenibilità del business.