Le regole sono regole, c'è poco da fare. Ci sono delle verità assolute che nessuna rivoluzione potrà mai cambiare, checché ne pensi Giovanni Martusciello. Chiedere alla Juve di non vincere, sostanzialmente, è come chiedere a Galileo Galilei di abiurare. Certo, è stato possibile farlo, ma a quali conseguenze? La scienza non si discute e uno dei grandi meriti dei bianconeri in questi anni è stato proprio questo: trasformare il concetto di "vittoria" in una ragionevole formula matematica. E se "la rivoluzione non è una cena di gala", è anche vero che "la matematica non è un opinione": insomma, qui non si parla di ideologia, non c'è il giusto o lo sbagliato. Si parla di sport e l'equazione è sempre la stessa: chi vince ha sempre ragione. E le ragioni della Juventus, facendo un passo indietro nella storia, non sono le ragioni di Massimiliano Allegri. Sono anche le ragioni di Marcello Lippi, di Fabio Capello, di Giovanni Trappattoni. Sono le ragioni di chi, senza ambire a stravolgere nulla, ha comunque portato la Juventus dove doveva stare: in cima alla classifica. 

'La Juve potrebbe non vincere subito': bufera su Martusciello, tifosi divisi
Quando non è successo, d'altronde, è stato facile trovare nei giocatori i principali responsabili. Ne sanno qualcosa i malcapitati acquisti del post-Calciopoli. Poveri loro, sono arrivati al momento sbagliato, sebbene nel posto giusto. Ne sa qualcosa anche Gigi Maifredi, che è arrivato con le stigmate del rivoluzionario, ma ha fallito: in parte per il metodo, ma in parte anche per i valori assoluti. Roberto Baggio non è bastato, oltre al divin codino però, c'era poco su cui costruire un successo. E così, la Juventus ha vissuto stagioni di magra, ma pur sempre con la consapevolezza di non essere il meglio che ci potesse essere. 

Oggi no, invece. Questo vale per Maurizio Sarri, che sta facendo quello per cui è pagato e lo fa anche al massimo, ma soprattutto per chi ha pensato che si potesse stravolgere il Dna di una squadra senza un cambiamento drastico. Non vincere oggi, infatti, non rappresenterebbe un fallimento in sé, ma farebbe venire a galla tutti i piccoli errori che, messi insieme, ne fanno uno gigantesco. La rosa dei bianconeri è la più forte, in Italia almeno, e questo non concede sbavature. Lo sapeva Allegri, quando speculava, quando sull'1 a 0 richiamava tutti indietro e bucava il pallone a centrocampo per non pagare spiacevoli conseguenze. Vincere ti nobilita, almeno nello sport. Anche senza Champions, le ultime otto stagioni hanno comunque rappresentato un successo, un successo che ha creato un limite al ribasso, uno standard con cui Allegri si è dovuto adeguare dopo Antonio Conte e con il quale anche Sarri dovrà confrontarsi. E su questo non esiste bel gioco che tenga.