La Juventus volta pagina. Dopo cinque anni di Massimiliano Allegri, i bianconeri si affidano a Maurizio Sarri, fresco vincitore dell’Europa League con il Chelsea. L’allenatore italiano si è affermato in Serie A con l’Empoli, conquistando una clamorosa salvezza nel 2014/15, e con il Napoli. All’ombra del Vesuvio ha guidato gli azzurri in tre stagioni di alto livello, due delle quali trascorse in lotta per lo scudetto con la Juve. Ora, Sarri avrà la possibilità di allenare la squadra che lo ha battuto nel 2015/16 e nel 2017/18. 

IMPRONTA – Come fatto in ogni avventura, fino a questo momento, Maurizio cercherà di imprimere una propria identità di gioco al materiale umano a disposizione. Ad Empoli e a Napoli, l’impronta è stata chiara e nitida. Squadra corta e ben organizzata, con un 4-3-3 aggressivo, pronto a portare uomini in area per inserirsi negli spazi lasciati liberi. E poi c’è il possesso palla, tratto distintivo del gioco di Sarri che in Inghilterra gli è valso la nomea di “Sarriball”. Una gestione della sfera maniacale, volta ad avere sempre in mano il pallino del gioco. 

Sarri alla Juve: il messaggio di Pistocchi
ADATTAMENTO – La Juve è fatta per Sarri? Il quesito agita i sonni dei tifosi bianconeri. La prima difficoltà sarà replicare un modello del tridente atipico mostrato negli anni al Napoli. I tre “piccoletti” Mertens, Insigne e Callejon si sono rivelati micidiali per l’estrema rapidità e la facilità nel dialogare nel fraseggio stretto. Qualità da verificare in una Juventus con giocatori diversi per caratteristiche fisiche e tecniche. Ronaldo richiede spazi e movimenti differenti e manca un esterno con i tagli dello spagnolo azzurro. E poi va registrata la difesa, piuttosto inedita per gli standard di Sarri che predilige corridori ed una linea difensiva piuttosto elevata, contrariamente a quanto visto negli ultimi anni.