Cesare Prandelli è tornato a parlare delle sue dimissioni dal ruolo di allenatore del Valencia. Ecco le parole dell'ex commissario tecnico della Nazionale, intervistato da Sportitalia: "Non me ne sono andato per colpa di Zaza. Diciamo che in quei tre mesi ho lavorato come tecnico e non solo, mi hanno coinvolto per i programmi futuri. Abbiamo lavorato anche su Zaza, il 22 dicembre era tutto fatto. Ho parlato con il papà e con Simone stesso, il direttore sportivo mi ha confermato che con la Juve era tutto a posto. La numero uno del club Lay Hoon Chan aveva qualche perplessità, ma io le ho detto che l'affare era da chiudere immediatamente perché c'era entusiasmo da parte del giocatore, c'era voglia di ricominciare. Noi saremmo ripartiti con la preparazione il 28 dicembre e per quel giorno avremmo avuto Zaza".

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TUTTO STORTO - "Da allora sono passati otto giorni, il 30 dicembre abbiamo fatto una riunione e la presidente mi ha detto che avevo 24 ore di tempo per comunicarle se volevo Zaza oppure un centrocampista. Allora mi sono sentito umiliato professionalmente, stavamo lavorando da venti giorni in un certo modo e mi sono sentito destabilizzato anche nei confronti dei giocatori. Forse avevano idee ed obiettivi diversi".

SCUDETTO - Quando gli chiedono se il campionato sia già chiuso, Prandelli non ha dubbi: "No, Napoli e Roma lotteranno fino alla fine. Allegri ha dimostrato di poter mettere in campo anche cinque giocatori molto offensivi, sono curioso di capire se questo modulo sarà riproposto. La squadra che ha espresso il miglior calcio secondo me è il Napoli".