Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, è noto grande tifoso della Juventus. Di questo e di molto altro ha parlato nell'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport, tra CR7 e la nascita della fede bianconera: "Io romano, ma juventino? Semplice. Mia nonna era piemontese e juventina, s’innamorò del nonno e lo seguì in Ciociaria, era una maestra. Sono cresciuto tanto con lei che mi parlava, e poi mi parlava della Juve. Cos’altro potevo diventare?".

Una squadra che le sta dando un bel po’ di soddisfazioni… 
«Premesso: non l’ho mai tradita. Ero in tribuna anche in Serie B. La Juventus non vince sul campo, vince prima nell’organizzazione. Un grande club si vede da cosa c’è dietro. Ho visitato la nuova sede, un gioiello e il giorno dell’arrivo di Cristiano Ronaldo mi hanno impressionato l’ordine e la serietà: tutti in divisa, tutti che sapevano cosa dover fare. Boniperti è stato deputato europeo con me per cinque anni, siamo diventati amici: mi raccontò una storiella emblematica. Partita dell’allora Coppa dei Campioni ad Amburgo, Vycpalek la sera prima fa un giro delle stanze, e Haller non c’è. Lo trovano in un night e finisce fuori rosa per un po’. Il grande Haller, mi spiego? Nella Juve neanche il fuoriclasse può permettersi di non rispettare le regole».

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Poi c’è la potenza economica, però: non tutti possono permettersi CR7. 
«Quella è stata un’intuizione geniale, che aiuterà tutto il calcio italiano. Ha acceso i riflettori su un torneo che negli ultimi anni non era proprio il più seguito. Si apre una strada per l’arrivo di altri campioni che ora possono vedere la Serie A come appetibile. Mi auguro, però, che nel frattempo crescano anche i giovani italiani. Il problema c’è: non sono stati valorizzati. A me piace molto Bernardeschi, per esempio. Ne vedo diversi tra i portieri: Cragno, Perin, anche Meret quando tornerà dall’infortunio. Ma bisogna organizzare meglio i vivai. Spero che il nuovo assetto della Figc permetta di avere una strategia che finora è mancata. Le quote degli under non risolvono la questione, creano solo illusioni».

Senza contare la Brexit: un centinaio di calciatori potrebbe dover lasciare la Premier. 
«Una delle clausole di salvaguardia riguarda i cittadini europei, e quindi anche gli sportivi. C’è chi ha la residenza, la doppia cittadinanza... È ancora presto per fare questi calcoli». 

In tema di disciplina, come si spiega la furia di Higuain? Giusti i due turni? 
«Anche la Juventus ha avuto il caso Douglas Costa e abbiamo visto le conseguenze che ha subito. Al brasiliano dico che non basta avere piedi buoni. Un campione deve avere anche la testa, essere da esempio per milioni di ragazzi che lo osservano. Molti lo hanno capito: mostrano serietà, sono completi, studiano… vedi gente come Chiellini. Non è facile laurearsi mentre fai il calciatore professionista».
 
Anche Salvini ha sgridato Higuain… A proposito, almeno nel calcio, ha messo Salvini in minoranza? 
«Il Milan per me è la squadra di Berlusconi, non di Salvini. Higuain, poi, mi sta davvero simpatico: giocava contro la sua ex squadra e gli avevano anche parato un rigore». 

Sbagliano anche i campioni. 
«E sbagliano gli arbitri, per questo sono favorevole alla Var. Anche in Europa, anche da subito. Sono persino contento che ci diano i rigori contro, così si sfata questa cosa della sudditanza. La Juventus è più forte, tutto qui. Anche l’anno che venne ingiustamente mandata in B si trattò di una scelta politica».

Opinione di parte… E poi c’è il Frosinone, che non se la passa benissimo. 
«Beh, beh… Io sono ottimista per la mia seconda squadra, sta giocando bene e ha un dodicesimo fortissimo, il pubblico del Benito Stirpe: è difficile giocare in quello stadio da ospite. Credo che il ritorno di Ciofani sarà molto utile. Un altro che mi piace, una persona per bene, di buone letture. Sapevate che anche lui è laureato?».

Eppure a questa Juve manca qualcosa, no? Troppe partite non chiuse al momento giusto. 
«Non si può vincere sempre. Pensiamo al Napoli, ha corretto la mentalità con un nuovo allenatore. Se non ci fosse stato Ancelotti, sarebbe già fuori dalla Champions e non sarebbe secondo». 

Quindi è il Napoli l’avversario? 
«Assolutamente sì, gioca bene. E ha Ancelotti, ripeto. Gli ha dato la dimensione internazionale che non aveva, e ci ha mostrato che anche la panchina era valida: quell’Ounas, per esempio, ha futuro. Lo avevo adocchiato già nel campionato francese».

Nel campionato francese? Perché lei segue anche quello? 
«Sì, guardo un po’ tutto, mi distraggo. Non posso imbottirmi solo Di Martedì o Porta a Porta». 

Si può sperare che l’Italia abbia nel calcio i successi che in questo momento non ha altrove… 
«Mancini mi pare proprio la scelta giusta. Ha l’esperienza internazionale che Ventura non aveva e che non aveva ancora Sarri per il Napoli. Questo vale in ogni settore, quando diventai deputato non ero quel che sono adesso, dopo aver incontrato 300 capi di Stato».
 
A Marotta che cosa diciamo? 

«Che ha fatto tanto per la Juve e che farà ancora grandi cose, anche se va alla concorrenza. Tutto cambia, è la vita».

Presidente, si sbilanci un po’. La Juventus è da Champions? 
«Lo è, ha le carte in regola per vincere e quest’anno è più forte rispetto al passato, ma può sempre esserci un Ronaldo che come l’anno scorso ti fa un gol in quel modo. Manca forse qualche talento italiano. Non basta il solo Bernardeschi. Leggo adesso di Tonali… Debbo assolutamente vederlo giocare».

Magari in tv a Bruxelles. E’ vero che va spesso in un pub inglese a seguire la Juve di nascosto e senza scorta? 
«Vado, ma non di nascosto e con la scorta. Fidatevi: anche a loro piace guardare una bella partita».