Quella di sabato sarà una sfida speciale per Cristiano Ronaldo, ancora alla ricerca del primo gol in Serie A, ma soprattutto per il Parma, che quindici anni fa poteva tesserare il campione di Madeira. Il retroscena, raccontato da La Gazzetta dello Sport, riguarda un trasferimento che avrebbe avuto del clamoroso: sarebbero stati infatti sufficienti 12,5 milioni di euro da versare nelle casse dello Sporting Lisbona per portare CR7 ai ducali. Invece andò diversamente e l’affare non si concluse, dopo che per un anno gli osservatori del club emiliano avevano seguito il talento portoghese.

CR7 AL PARMA - Le ultime fasi della telenovela, scrive La Gazzetta, si svolsero tra la seconda metà di luglio e la prima metà di agosto del 2003, quando il calciomercato arrivò a intrecciarsi con uno dei più grandi crac finanziari dell’epoca moderna: quello della Parmalat. Tutto questo, però, venne alla luce qualche mese più tardi: mentre la squadra agli ordini di Cesare Prandelli era in ritiro a Gubbio, a Parma si ragionava davvero sulla possibilità di prendere Ronaldo. Lo faceva soprattutto Stefano Tanzi, figlio del "grande capo", che non conosceva le intenzioni e i segreti del padre e intendeva reinvestire parte dei soldi incassati dal Chelsea per Mutu. Lo Sporting chiese 12,5 milioni per il cartellino del portoghese, il Parma rispose ufficialmente che era disposto a versarne 10, ma l’accordo si sarebbe trovato se non fosse intervenuto lo stop di Calisto Tanzi. Questo perché i soldi ricavati dalla cessione di Mutu dovevano entrare nella cassaforte della società per ripianare qualche "buco" che presto si sarebbe trasformato in voragine. A poco servirono le parole di Prandelli, che in una sera di ritiro ebbe l’occasione di ammirare Cristiano impegnato in un’amichevole trasmessa in tv tra Sporting e Manchester United per l’inaugurazione dello stadio Alvalade. "Questo bisogna prenderlo subito", disse il tecnico: "Si vede che è un fenomeno". Non lo ascoltarono. Così, mentre Sir Alex Ferguson beffava anche Moggi, Ronaldo si trasformò in un rimpianto per il calcio italiano. Almeno fino a quest'anno: ma il Parma, adesso, deve difendersi da quel talentino diventato leggenda.