Bernd Reichart è tornato a parlare del progetto della Superlega, di cui cura gli interessi tramite la A22 Sports. Ecco alcuni estratti delle sue dichiarazioni.

CONVIVENZA CON LE COMPETIZIONI UEFA - "Dal nostro punto di vista questo non ha senso. Vogliamo fare un’offerta con un consenso così ampio che il maggior numero possibile di squadre con ambizioni europee possa riflettersi nel nostro modello, e non vogliamo dividere la famiglia del calcio in due blocchi. I club e i tifosi si sono detti contrari? Alla fine si guarderà di più la Superlega che la Champions League. Non solo i singoli club, ma anche intere leghe stanno attualmente lavorando su alternative rispetto all’attuale status quo, lottando per riforme, cercando competitività e finanziamenti solidi e a prova di futuro. Stanno pensando anche a piattaforme di streaming nazionali per comunicare con i propri fan. Si sforzano di essere digitali e internazionali. È proprio in questa direzione che rappresentiamo un’alternativa incredibilmente attraente e importante. E non sono d’accordo sul fatto che i tifosi di tutta Europa siano contrari alla Superlega. Ci sono anche sondaggi indipendenti che offrono una visione completamente diversa".

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PREMI DA 4,6 MILIARDI - "La modalità che proponiamo offrirà partite molto più attraenti con una posta in gioco di altissimo livello. Il problema della Champions League, anche col nuovo format, è che ci sono troppe partite che non hanno conseguenze dirette sull’esito della competizione. Non crediamo quindi che l’attrattiva e la portata globale di questa competizione aumenteranno. Naturalmente dobbiamo almeno superare gli introiti che le competizioni UEFA per club promettono in futuro. Da qui nascono i numeri che leggete sui media. In ogni caso garantiremo ai club della Super League europea nei primi tre anni almeno gli introiti che si aspetterebbero dalla precedente competizione nel prossimo ciclo di diritti televisivi".

CRITERI PER LA PARTECIPAZIONE - "Credo che potrebbe avere un senso porre un limite sul numero di formazioni provenienti dallo stesso Paese. E anche lì elaboreremo suggerimenti e li presenteremo ai comitati dei club. Da un lato, la prestazione sportiva è un caposaldo importante, richiesto anche dai tifosi. Allo stesso tempo, dovrebbe essere una competizione europea diversificata, in cui soprattutto i grandi club tradizionali che hanno vinto la Coppa dei Campioni in passato ma che rischiano di perdere nei mercati televisivi più piccoli abbiano la possibilità di rafforzarsi nuovamente. Pertanto, il limite nazionale è un concetto che metteremo in discussione. La motivazione dietro a ciò, tuttavia, sarebbe quella di evitare il predominio di un grande campionato di punta, non di limitare l’accesso ai campionati più piccoli".