In questi giorni è nella bufera per via della "denuncia" alle Iene di un anonimo arbitro in attività (QUI LA SUA RISPOSTA), ma non è la prima volta che Gianluca Rocchi finisce al centro di un caso per una questione che lo riguarda da vicino. Per saperne di più bisogna tornare al 2022, riprendendo un articolo de La Repubblica che tratteggia la figura di Alessandra Monasta, mental coach personale dell'attuale designatore durante i suoi anni da arbitro, poi entrata con diversi ruoli nel giro dell'AIA - da cui ora è fuori - e divenuta punto di riferimento per ogni aspetto psicologico-motivazionale nella formazione dei fischietti, caldamente invitati a usufruire del suo aiuto per preparare le partite cercando di capire come affrontare le varie personalità in campo.

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Parlava così di lei il quotidiano: "Mentre aumentava consenso e potere dentro l'AIA, nel gennaio del 2020 ha anche costituito insieme a Gianluca Rocchi la società "Law 5", una srl che si occupa di corsi di aggiornamento professionale che porta nelle aziende private una formazione specifica attraverso i valori, le idee, la cultura del mondo arbitrale. Insomma, mentre fuori dall'AIA in società col designatore insegnava alle grandi aziende ad essere come gli arbitri, all'interno del sistema impartiva personalmente agli arbitri stessi le modalità di comportamento in campo. La situazione diventa imbarazzante perché dalla stagione 2021-2022 Rocchi viene nominato designatore, mentre quella che è diventata la sua socia continua a preparare mentalmente e a pagamento i singoli arbitri. Un aiuto che, a detta di molti fischietti, può spostare positivamente i giudizi di merito sull’operato in campo: "Chi partecipa ai suoi corsi vola". Fino all'estate 2022, Monasta opera parallelamente come mental coach degli arbitri e come socia della "Law 5" insieme al designatore Gianluca Rocchi, socio di maggioranza all’80%. Una situazione che, formalmente, si è conclusa con l'uscita di Rocchi dalla srl e sulla quale il designatore, contattato da Repubblica, ha specificato: “La mia ex società non ha mai lavorato con il mondo arbitrale”". 

"Il doppio ruolo per il designatore degli arbitri - specifica ancora il quotidiano - è in contrapposizione con quanto specificato al punto 6.3 del codice etico, in cui “l’Associato si deve astenere dallo svolgere qualsiasi attività, dalle quali possa risultare un conflitto, anche potenziale, tra gli interessi dell’Associazione e quelli personali propri dell’Associato”. Un doppio binario tra business personale e gestione arbitrale che andava a toccare anche il punto S dei principi generali che prevedono “l’incompatibilità con una carica AIA di chiunque abbia come fonte di reddito un’attività imprenditoriale, commerciale o professionale collegata all’AIA o alla FIGC”. Un crinale su cui il designatore ha viaggiato in bilico fino al luglio del 2022, quando ha ceduto la sua quota della “Law 5” ad Alessandra Monasta, uscendo dalla società".