La sontuosità mostrata dalla Lazio, in linea con il precedente successo sempre per tre reti a uno, non basta per giustificare il balordone della squadra bianconera la quale nel primo tempo pareva poter dettare le regole del gioco mentre nella ripresa si è avviluppata su se stessa, sia mentalmente e sia fisicamente, fino ad offrirsi come vittima sacrificale sull’altare di una Supercoppa perduta.
Preso atto di questo ci si dovrebbe attendere che la Juventus dei “tre moschettieri” riuscisse a rimediare a questa lacuna dando fondo a quella che, teoricamente, si presume possa essere la sua potenza realizzativa garantita da Ronaldo, Dybala e Higuain. Ciò non è avvenuto e, come in occasioni precedenti, il risultato offerto dal teorema Sarri “spettacolo uguale a vittoria” si è rivelato inefficace.
Una lezione che fa doppiamente male ai sostenitori bianconeri e che induce a una riflessione molto precisa. Paratici e Nedved hanno certamente sbagliato in fase di mercato, ma il loro errore più grande è stato quello che ”costringere”, suo malgrado, il presidente Agnelli a liberarsi di Allegri il quale, senza tanti fronzoli, il risultato lo portava a casa. Rimpiangerlo, ora, è inutile, ma non farlo è impossibile.