"La Juventus Women può giocarsela alla pari con tutti. Chi mi ha stupita? Eva Schatzer" ha le idee chiare Rita Guarino, ex allenatrice di Inter e Juventus in Serie A Femminile ed ex attaccante. Partendo da un foglio bianco è stata proprio Rita insieme a Stefano Braghin a dare vita alla Juventus Women al momento della sua nascita. 


Juventus Women, intervista a Rita Guarino


La Juventus Women in questa stagione ha trovato una grande protagonista: Sofia Cantore, è stata lei personalmente a chiamarla dal Fiammamonza alla Juventus...
“Cantore la conoscevo dalle Nazionali giovanili. Conoscevo il suo istinto e la sua forza. Parliamo comunque di una giocatrice che aveva 16 o 17 anni quando è arrivata alla Juventus. Era giovane ed istintiva, non abituata ad una realtà professionistica. Si allenava la sera e due volte a settimana, era un contesto molto diverso. Stiamo parlando di una ragazze che oggi è maturata tantissimo. Adesso penso sia più consapevole delle sue qualità e di come gestire la sua forza”.

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Cosa l'aveva colpita di Cantore? 
“Aveva qualità sia fisiche, un po’ acerba ma erano qualità innate. Poi aveva qualità tecnica, era una ragazza intelligente. Quando vedi quel potenziale sai che ci sono margini di crescita pazzeschi. La differenza la fa l’applicazione, la determinazione nel voler migliorare, apprendere e crescere. L’aspetto mentale è quello che fa la differenza tra un’atleta di alto livello e un’atleta”. 

Si aspettava questa sua crescita? 
“Ci speri. Quando punti su qualcuno speri che possa avere quel qualcosa in più che poi è dato dall’aspetto mentale. Non basta il talento, ci si deve lavorare sopra. Va accompagnato nella piena espressione”.

In cosa secondo lei può ancora crescere? 
“Ha tantissimi margini, deve intanto dare continuità alle prestazioni che sta facendo. Per affermarsi serve questo. Lei è ancora giovane ma abbastanza matura da poter essere consapevole della sua forza”. 

Un’altra giocatrice in cui lei ha sempre creduto molto è Arianna Caruso, che emozione è per lei vedere questa crescita di Arianna? 
“Non ho mai avuto dubbi su di lei. Superato il primo anno che era l’ostacolo più difficile: si affacciava al mondo degli adulti. È stata brava ad osservare le più esperte, a professionalizzarsi maggiormente, necessitava di questi esempi. Ha avuto sempre una grande determinazione, personalità, intelligenza calcistica. Era già matura a 18 anni”. 

Ci racconta cosa l’aveva colpita di Arianna quando l’aveva chiamata alla Juventus? 
“La sua intelligenza calcistica. In Nazionale le affidavo le chiavi del centrocampo e sapeva come destreggiarsi nelle nostre idee. Ha un’intelligenza calcistica innata: conosce e vuole conoscere, è curiosa, attenta, analitica, sa interpretare il gioco. Sa fare più cose nello stesso ruolo, ha qualità importanti. Poi si è affinata, è cresciuta fisicamente”. 

Pensa abbia le giuste doti carismatiche e qualità per essere il capitano della Juventus? 
“Ha queste caratteristiche. In questo momento non è semplice: intorno ha giocatrici molto più esperte, ci sono diverse leader nella squadra. Non è semplice emergere quando ci sono tante personalità forti nella squadra ma non ho dubbi possa un giorno ereditare tutta l’esperienza delle compagne e portarla al servizio delle altre”. 

Quanto è difficile farsi spazio in uno spogliatoio con diverse leader d’esperienza come quello della Juventus? 
“La Juventus ha la fortuna di avere una leadership distribuita. Ben vengano quando ci sono più leader in una squadra. Caruso oggi può aumentare il suo bagaglio di esperienza prendendo il meglio da ciascuna di loro”.

Uno sguardo in generale alle bianconere: dove si aspetta possano arrivare in Champions League questa stagione? 
“Dove possono arrivare sinceramente non lo so. Possono però giocarsela alla pari con tutte nel girone. La Champions è complessa, il Valerenga non ha il blasone di Bayern e Arsenal ma ha messo in difficoltà la Juventus e questo fa capire quanto sia alta la competitività nella competizione. Dovranno pensare una partita alla volta e mostrare quello visto finora”. 

Lei conosce bene lo Stadium, ci racconta che emozioni si provano a giocare in un palcoscenico del genere? 
“Un’emoziona fantastica. Una spinta per tutte le giocatrici, non solo le bianconere. È una spinta in più, perchè rende omaggio a quanto queste ragazze meritano di essere viste ed apprezzate per il loro gioco. Tutte e due le squadre daranno il massimo. All’inizio sarà importante partire con il piede giusto perchè un minimo di tensione ci sarà. Sono due squadre che puntano allo Scudetto, nessun risultato darà verdetti per la fine della stagione ma è una partita importante”.

Era lei il tecnico bianconero al primissimo Juventus-Fiorentina, cosa le viene in mente di quel giorno? 
“La percezione dello Stadium pieno, l’abbiamo avuta ad un minuto dall’inizio della partita entrando in campo. Mi guardano intorno e pensavo non fosse vero, mi sentivo dentro ad un film. Finalmente in Italia riempivamo uno stadio”. 

Pensa ci sia una favorita in Juventus-Roma?
“Credo non ci siano favorite. La Roma ha lo Scudetto sul petto e deve confermare la propria leadership nel campionato. La Juventus sta facendo un percorso ottimale e quindi si parte da 0-0. Due squadre forti che ambiscono al titolo. Vincerà chi entrerà in campo con più leggerezza. Dovranno godersi il momento e pensare a esprimere la migliore versione di loro stesse”. 

Recentemente è tornata in campo anche Martina Rosucci, quanto secondo lei il suo rientro può essere importante? La vede meglio come centrocampista o come difensore centrale? 
“Sono contenta per Martina, è un esempio per tutte le atlete di forza e resilienza. Non ha mai mollato e pochi sarebbero riusciti a fare il suo percorso. Credo che lei non sia mai stata lontana dalla squadra, nonostante non fosse in campo. Canzi e Montemurro hanno due modi di giocare diversi. Fare il difensore centrale con Canzi non è uguale a farlo con Montemuro. Canzi l’ha schierata dove lei può esprimere maggiormente le sue qualità”. 

C’è una giovane emergente nella Juventus che è Chiara Beccari. Lei è stata la prima a farla salire in prima squadra appena quindicenne…
“Stiamo parlando di una giocatrice forte. Aveva quindici anni ed è venuta ad allenarsi qualche volta in prima squadra, aveva caratteristiche tecniche importanti e già si vedeva. Ha forza, qualità. Per affermarsi a livelli top dovrà lavorare ancora sul miglioramento di tanti aspetti sia tattici che maturare in personalità ma è una giocatrice che ha un futuro davanti importante. Non parlerei di futuro quanto di presente, è emergente ma a tutti gli effetti si sta già affermando”. 

Cosa l’aveva colpita per farla salire in prima squadra così giovane? 
“La sua capacità di interpretare il ruolo di attaccante. La capacità di puntare l’avversario, sapersi liberare dalla marcatura, la capacità di leggere delle situazioni di gioco. Vederlo fare ad una ragazza giovane non capita tutti i giorni”. 

È rimasta colpita da qualche giocatrice della Juventus in questo inizio di stagione?
“Eva Schazter. Una giocatrice molto brava che ha qualità, si è sempre visto. Mi ha stupito come sappia mantenere l’equilibrio della squadra quando chiamata in causa. È diverso giocare per um club che punta a vincere da un club che punta a salvarsi, sono modi di giocare diversi. La qualità delle giocatrici che ti circonda è diversa, a volte può essere un facilitatore ma altre un freno perchè c’è timore reverenziale. Lei sta mostrando equilibrio e poco timore”.



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