Maurizio Sarri a Sportitalia ha raccontato una grande verità. Quella circa l'appagamento di una squadra che ha vinto lo scudetto del 2020 più per inerzia che per altro, più grazie al "ciapa nò" delle rivali che per propria netta superiorità. Un processo di fine ciclo del decennio che si è poi pienamente portato a compimento nell'annata di Andrea Pirlo. Un ambiente che, dopo le otto annate conte-allegriane e il cambio di rotta sarriano poco apprezzato dai senatori, era ormai saturo di vittorie e dopo la bufera-covid si è un po' lasciato alla deriva.

Come raccontato da Sarri, quella Juventus quasi non festeggiò neanche, come se l'ennesimo tricolore cucito al petto fosse una mera formalità. E invece, come giustamente rilevato dall'allenatore del Valdarno, un anno dopo ecco tutti quanti festeggiare... un quarto posto! Sì, perché per ritirar fuori finalmente quella fame dei migliori anni allegriani è servito trovarsi davanti alla prospettiva concreta di fallire persino la qualificazione in Champions League. Lo spauracchio dell'umiliazione, quello ci è voluto.

Sarri a Sportitalia: 'Juve? Scudetto scontato all'esterno e all'interno. Oggi festeggiano un quarto posto. Ronaldo? Si può sacrificare, a me non piace fare il gestore'
Tra gli ingrati ma stimolanti compiti di Max Allegri ora c'è proprio il recupero di ciò che era venuto meno non solo nella gestione Sarri, ma anche nella parte finale della sua stessa gestione: la voglia. La pura voglia. E in tal senso l'aver perso lo scudetto dopo nove anni, vedendo festeggiare nientemeno che l'Inter, è già un potente alleato.