"Non credo possa essere subito un' altra Italia. Ci sono novità importanti, come Chiesa, il nuovo Immobile, lo stesso Insigne, ma siamo quasi dovunque nel conosciuto con in più l'handicap di arrivare in molti solo dal campionato medio, nemmeno dalle grosse squadre, mentre l'Argentina è la squadra più internazionale che ci sia. Non ho sentito in questi mesi nessuna risposta alle vere domande che ci hanno eliminato: perché non abbiamo più grandi giocatori?
Essendo il calcio sempre un aspetto profondo del paese che lo genera, se da vent'anni non portiamo un fuoriclasse significa che qualcosa è cambiato nelle abitudini del paese. Gli stranieri, il modo di crescere bambini e ragazzi ormai in balia di genitori manager; la mancanza di tanti piccoli campi sparsi dovunque dove ricreare gli spazi stretti della strada.
Parliamo di tattiche, come se ce ne fosse una universale e ogni partita fosse uguale. Non vedo una novità forte, una visione per restituire qualità al nostro calcio. C'è un piano per il nuovo c.t., ma non ne sento uno per ristabilire qualità di gioco, il controllo dello spazio stretto, la corsa da quattrocentisti, l'agilità di un dribbling, tutto quello che fa la sapienza di un bambino.
P.S. Per Arrigo Sacchi. Non è vero che gli ultimi italiani con mentalità offensiva sono stati gli eserciti romani. È solo che per i 1600 anni successivi non c'è stata l' Italia. Mussolini attaccò poi l'Albania e la Grecia, ma perdemmo in contropiede".