La partita con il Napoli è un punto di non ritorno per Pirlo. Deve esserlo, del resto lui stesso l’ha definita una finale: lo è per la Juve e soprattutto per lui. Se vince, avanti tutta con rinnovata fiducia verso la Champions. In caso di pareggio, le possibilità di arrivare tra le prime quattro rimangono concrete e comunque non si creano le condizioni per un ribaltone che sarebbe clamoroso. Ma se i bianconeri dovessero cadere di fronte a Gattuso, per Andrea non resterebbe che l’esonero. Immediato.

Il futuro della Juve dipende dalla qualificazione alla Champions. Senza i soldi e il prestigio della coppa più importante d’Europa, tutto cambierebbe: diminuirebbero le risorse, calerebbe l’appeal del club, giocatori importanti organizzerebbero l’addio (Ronaldo su tutti) e altri sarebbero perplessi sull’opportunità di sposare la causa bianconera in futuro. Una catastrofe, insomma, economica e sportiva. E Agnelli avrebbe il dovere, quasi l’obbligo di provare a evitarla in ogni modo. Anche tradendo la scelta che ha fatto in prima persona alla fine della stagione scorsa, quando ha licenziato Sarri inventandosi Pirlo allenatore.

Caos Psg: Mbappé e Neymar sotto accusa
Se la crisi della Juve si dovesse aggravare domani, le responsabilità non sarebbero tutte di Pirlo. Anzi rimaniamo convinti che ne avrebbero di più i dirigenti che hanno costruito questa squadra scombiccherata. Ma in una situazione di emergenza, cambiare l’allenatore diventerebbe l’unica soluzione possibile per provare a dare una scossa. Non è detto che il sostituto sarebbe migliore di Andrea (potrebbe essere un uomo di società come Tudor o un tecnico con cui progettare il futuro tipo Spalletti oppure Allegri, anche se quest’ultima ipotesi pare remota). Si tratterebbe però di un uomo diverso, che potrebbe provare a salvare la stagione della Juve nelle ultime nove partite anche solo toccando alcune corde finora trascurate.

Agnelli per portare la Juve in Champions deve essere pronto a tutto. Anche a rinnegare se stesso.

@steagresti