Il Milan ormai ha deciso, non ci sono più grossi dubbi: sarà Stefano Pioli il successore di Marco Giampaolo, esonerato ufficialmente oggi, sulla panchina dei rossoneri. Sfumato Spalletti, la scelta di Boban e Maldini è ricaduta sull'ex Fiorentina e Lazio. Ma il tecnico parmense vanta anche un'esperienza, seppur breve, all'Inter, dal novembre 2016 al maggio 2017. In conferenza stampa, al momento della presentazione in nerazzurro, dichiarava: " Sono cresciuto con i colori nerazzurri, con quel coro: 'con Beccalossi e Pasinato vinceremo il campionato'. Anche se poi la mia professione mi ha portato da altre parti, la fede rimane. E anche la mia famiglia è interista". Pioli tifa Inter ma tra poche ore, a meno di improbabili virate, diventerà il nuovo allenatore del Milan. Un paradosso che è incredibilmente comune in Serie A.

Sarri provoca la Juve, ma ha un problema: ecco cosa gli manca per essere perfetto
Antonio Conte è una bandiera della Juve. 295 presenze, dal 1991 al 2004, da giocatore, poi anche capitano. Un simbolo juventino. Il marchio bianconero è stato forse ancora più netto nel periodo da allenatore: dal 2011 al 2014 in panchina, a riportare la Juve in alto, restituendo valore e vittorie ad una squadra ancora in ripresa dopo Calciopoli. Oggi, Conte è il tecnico dell'Inter. In nerazzurro sta tentando la stessa impresa riuscitagli a Torino: riportare al successo una società che da anni vaga nell'anonimato. E, seppur il salentino ha dichiarato di divenir tifoso delle squadre che allena, il suo animo resta inevitabilmente bianconero. Conte, uno juventino pronto a far tornare in alto l'Inter.

E alla Juve? C'è Maurizio Sarri, un toscano nato a Napoli, tifoso degli azzurri, simpatizzante viola. Nel 2015 il tecnico parlava così al Mattino: "Allenare il Napoli era il mio sogno fin da bambino: sono nato casualmente in quella città da due genitori toscani ma nella mia ingenuità ho sempre pensato che ognuno di noi dovesse tifare per la squadra delle città dove era nato. E così, tra decine di fiorentini, io mi sono trovato sempre a tifare per il Napoli da solo". Sarri è napoletano e tifa per gli azzurri. Di più: nella sua esperienza in panchina a Napoli, si è immedesimato nella realtà partenopea, si è fatto carico della passione dei tifosi, divenendo un capopopolo, un arringatore, il leader dell'ascesa al trono della Serie A. La scalata si è fermata sul più bello e ora, dopo un anno di Chelsea, Sarri allena proprio la Juve, l'ex "odiata" rivale.

Ma non è finita qui, perché sulla panchina degli azzurri, dall'estate del 2018, siede Carlo Ancelotti. Per l'emiliano vale lo stesso discorso fatto per Conte: bandiera del Milan, con cui ha vinto tutto prima da giocatore e poi da allenatore, portandolo sul tetto del mondo. Il sangue di Carletto è rossonero, ma il suo presente è azzurro. Un milanista allena il Napoli, uno juventino l'Inter, un interista il Milan e alla Juve...un napoletano. E il paradossale cerchio si chiude. D'altronde, il calcio è professionismo estremo. E i tecnici d'oggi ne sono un esempio lampante.