Di nuovo dal primo minuto, non accadeva dalle due gare iniziali di campionato con Udinese e Bologna. Timothy Weah si è ripresentato nel derby e lo ha fatto con una prestazione che spiega molto la sua dimensione attuale in questa Juve. Non una prova memorabile ma in crescendo, con la percezione che il figlio di George possa sbocciare da un momento all'altro. 

Nel complesso un po' troppo timido, soprattutto perché quando ha provato a fare qualcosa, spesso ci è riuscito. E quello che ha fatto meglio è stato tagliare la difesa del Torino palla al piede, dimostrando un altro passo rispetto agli altri 19 giocatori di movimento in campo. Due accelerazioni improvvise che fanno domandare perché sono state solo due in più di 90 minuti. Al posto di Mckennie, che ieri è tornato nel "ruolo naturale", non ha fatto meglio di Weston ma ha fatto intravedere cosa può dare in più rispetto al connazionale, più utile forse nella costruzione della manovra ma non bravo altrettanto a creare superiorità numerica. Una prestazione che lascia dubbi su quello che può essere al momento l'ex Lille ma speranze per cosa potrà diventare. 

Juve, perché Allegri preferisce McKennie a Weah
Una Juve diversa pur rimanendo 3-5-2, può dipendere anche da Weah, che però la Juve può "cambiarla" davvero anche nel modo di stare in campo. Dopo l'inizio complicato, Allegri è passato al 4-4-2, con Timothy terzino destro. "Weah bene da terzino. Spinge. McKennie è stato bravo nel coprirlo e raddoppiarlo. Buona partita entrambi", ha detto il tecnico in conferenza stampa. Eccola la Juve diversa, almeno nel modulo. Difesa a 4 con il doppio statunitense sulla fascia. Mckennie però può essere sostituito, Weah, da esterno basso, vista la rosa bianconera, molto meno. Una soluzione in più, che ieri ha funzionato, grazie a Timothy.