«Papà aveva già fatto qualche passo altre volte, però non così bene». Inizia così il racconto di Andrea, figlio maggiore di Stefano Tacconi, dalle colonne della Gazzetta dello Sport. Ed è il racconto di uno spiraglio di luce che si inizia ad intravedere, dopo il lungo tunnel. Nel giorno di Natale, Andrea ha pubblicato sui suoi social un video che mostra il padre camminare, grazie agli adeguati sostegni. Un messaggio di ottimismo: «perché se usati nel modo giusto sono utili e io farò di tutto per tenere aggiornati ancora i tifosi e tutti quelli che ci hanno sostenuti in questi otto mesi difficili». Senza dimenticare il pallone: «Ai miei amici della Juve ho detto, preparatevi perché presto riporterò mio padre allo stadio».
 
Juve, una novità importante sulle condizioni di Tacconi: 'Emozione unica'
Un passo indietro al 23 aprile, giorno del malore di Tacconi: «Nessun figlio vorrebbe vedere il padre in quelle condizioni». L’ambulanza arriva subito, ma Andrea ricorda ancora quegli attimi tremendi e difficilmente potrà dimenticarli. «Vederlo per terra in quelle condizioni era surreale, mio padre non aveva mai avuto un’avvisaglia di malessere, neppure una linea di febbre». E il dubbio lo ha stritolato subito. «Ce la farà ad arrivare in ospedale?».
 
Sempre Andrea, nel suo racconto per Gazzetta, ripercorre il periodo di recupero e riabilitazione del padre: «Papà parla sempre del passato, magari è un po’ confuso, ogni tanto gli capita di scambiare i piani, ad esempio mi dice “oggi gioca Platini contro Maradona”. Ma sta meglio e con la sua forza regala energia a tutti noi», racconta Andrea. Che è il comunicatore della famiglia e dà grande importanza a tutti i messaggi di sostegno arrivati in questi mesi. «La Juve si è sempre interessata, ma ci hanno scritto in tanti, ex calciatori e tifosi di tutte le squadre, non soltanto della Juve, ma anche del Milan, dell’Inter, di tanti club. Zenga chiede sempre notizie, come Zoff, Schillaci, Ferrara e altri ancora».
 
In conclusione, un aneddoto che lega calcio e percorso riabilitativo: «Un giorno, da solo, sulla sua carrozzina, si è spostato dalla camera alla piccola sala tv del centro riabilitativo. Non so come, papà ha acceso la tv, ha cominciato a schiacciare i tasti del telecomando e alla fine ha trovato il canale giusto. Da allora non si è più staccato dallo schermo. Ha visto credo tutte le partite del Mondiale e i medici sono convinti che gli abbia fatto bene, perché il calcio ha fatto sempre parte della sua vita».