POGBOOM - La Pioche, il piccone, l’avevano soprannominato da adolescente dopo averlo visto in azione sui campetti del Roissy-en-Brie. Dopo aver rotto il ghiaccio, Pogba è diventato senza dubbio una delle icone del ciclo vincente bianconero, protagonista indiscusso di ben 4 scudetti sui 6 consecutivi vinti finora dalla Juve. L’esplosione con Conte, la consacrazione con Allegri, poi l’addio e quelle dichiarazioni che hanno aperto una discreta ferita nel cuore dei tifosi: “Lo United è casa mia, è come se me ne fossi andato in vacanza per poi tornare”. Eppure quel soggiorno torinese ha regalato discrete soddisfazioni a Paul. Pogboom, come da nuovo soprannome coniato in Italia, a evidenziare la potenza del tiro ma anche - col senno di poi - la capacità di diventare il “botto” di mercato più discusso.
POGBACK - Nel 2016 il Manchester United ha versato 105 milioni di euro per riportare Pogba alla base, di cui 27 sono finiti nelle casse di Mino Raiola. A distanza di quattro anni, con la fondamentale regia del procuratore finito già in tempi non sospetti nel mirino di Sir Alex Ferguson (“un sacco di m…”), è giunto il #Pogback, il ritorno del figliol prodigo a Old Trafford. Non più talento acerbo, bensì centrocampista più forte del mondo. Questa, almeno, era la speranza dei Red Devils. Dalla nuova avventura di Paul a Manchester è scaturita sì la prima Europa League nella storia del club, ma anche un rapporto - quello tra il giocatore e José Mourinho - che non sembra mai realmente decollato. L’eliminazione dalla Champions League agli ottavi di finale contro il Siviglia, con Pogba lanciato soltanto nel secondo tempo al posto di Fellaini, è il culmine di un biennio ricco di ombre per il tecnico portoghese.
Nella gallery, le tappe della carriera di Pogba tra Juve, United e Nazionale francese.
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