Di Gregorio o Perin? Per il futuro della porta bianconera, il dubbio resta, anche se l'esborso per l'ormai ex portiere del Monza è stato importante e indica un'investitura netta. Eppure, con il rinnovo alle porte, anche per Mattia Perin si rafforza la posizione all'interno della Juventus. Che ha fatto una scelta precisa: sarà Szczesny ad andare via. 

Ne abbiamo parlato con Bruno Tedino, che Perin l'ha conosciuto giovanissimo, incrociandolo nella sua esperienza in panchina. In esclusiva per IlBiancoNero.com, mister Tedino ci ha raccontato le doti tecniche, ma anche morali, di un giocatore come pochi. 

Tedino, lei ha osservato da vicino un giovanissimo Mattia Perin, qual è il primo ricordo che le viene in mente? 
“Io allenavo la prima squadra, lui era nel settore giovanile. Mi colpiva il suo modo di giocare, la sua personalità, il suo essere un portiere moderno. L’allora direttore sportivo Mangoni lo apprezzava molto: era spavaldo e aveva un modo moderno di vedere calcio, si sentiva sempre parlare molto bene di lui, eravamo tutti molto colpiti. Lo scorso anno a Trento ho fatto debuttare un classe 2003 che si chiama Sebastiano Desplanches che ricorda in tutto e per tutto Mattia Perin”.

Tuttosport - Juventus, quale ruolo per Mattia Perin? Lo scenario con Di Gregorio
Osservandolo ora si aspettava avesse una crescita ed una carriera simile?
“Ho allenato per molti anni le nazionali, lì si capisce chi diventerà un grandissimo giocatore e chi un giocatore. Lui aveva la stoffa per diventare un grandissimo giocatore e lo ha dimostrato. Poteva fare di più se avesse avuto più spazio. Non è un campione ma per la Serie A è un giocatore molto forte”.

Pensa che alla Juventus meriterebbe più spazio? 
“Sarà un portiere che potrà dire la sua sicuramente. Thiago Motta troverà dei portieri molto bravi, importanti e propositivi, partiranno non sullo stesso piano ma Mattia potrà essere ancora protagonista nella Juventus”.

I quotidiani parlano del rinnovo complici anche le sue grandi doti carismatiche e da leader nello spogliatoio, lo era già da molto giovane? 
“Sì. Aveva 15 anni e dimostrava di avere una personalità e una spavalderia fuori dal comune. Con spavalderia intendo sicurezza nei propri mezzi, qualità. Non devo discuterlo io come portiere, ma era propositivo e generoso verso il gruppo. Aveva sempre messaggi positivi e rincuoranti”.

C’è qualcosa che l’ha stupito?
“La sua professionalità. È rimasto sempre al suo posto nonostante le sue qualità: mai una polemica, mai parlato eccessivamente di sé stesso. Aveva grande criterio e grande spirito di gruppo”. 

Lei lo scorso anno aveva rivelato che la Juventus Next Gen era la più forte del campionato, chi tra i giovani bianconeri l’ha stupito e per quale motivo?
“Io stravedo per un ragazzo che non ha una grande struttura che è Luis Hasa. Io adoro coloro che hanno la comprensione del gioco: un giocatore delizioso, capace e molto forte. Hasa è un giocatore che mi rappresenta dal punto di vista del pensiero del calcio. Penso che se trova una squadra che gioca un certo tipo di calcio, come il Bologna o come il Napoli lo scorso anno. Vedendo giocare il Bologna se Thiago Motta farà giocare la Juventus come giocavano i rossoblù credo che Hasa sia uno dei giocatori che possono dire la loro”.


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