In casa Juventus si vivono giorni di trepidazione. Le attenzioni sono rivolte alla trattativa per Matthjis De Ligt, il difensore più desiderato d'Europa. Teoricamente, l'olandese è un punto di forza per fare uno scalino in più verso la rincorsa alla Champions League, la grande ossessione, che manca dal 1996. Quell'anno a sollevare la Coppa più ambita in Europa c'era anche lui, Moreno Torricelli, il terzino approdato alla corte della Vecchia Signora dopo l'esperienza alla Caratese e divenuto una colonna portante del ciclo di Marcello Lippi. Ed un difensore arcigno come lui sa “fiutare” e giudicare con attenzione un grande colpo nel reparto arretrato.

Moreno, come valuta l'arrivo di Matthjis De Ligt alla Juve?

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“Credo sia un ottimo colpo, un giocatore di cui la Juventus ha indubbiamente bisogno. Anche perché Chiellini e Bonucci non sono eterni. E poi il ragazzo ha mostrato una personalità straordinaria per i suoi 19 anni”.

Secondo Lei, De Ligt somiglia a qualche difensore della “Sua” Juve?

“Credo sia sempre molto difficile fare paragoni. Onestamente non mi vengono in mente grandi centrali bianconeri con caratteristiche simili a quelle di De Ligt. Sono sicuro che comunque lui possa diventare un punto di forza molto importante per la Juve dei prossimi anni”.

Dunque si può parlare di un vero e proprio cardine della difesa bianconera?

“Secondo me il cardine vero e proprio resta Chiellini. E' un giocatore dall'altissimo rendimento ed importantissimo per l'intera squadra. Basti pensare alla sfida con l'Ajax: mancava lui e si è sentito. La base del reparto arretrato resta assolutamente Chiellini. E poi spero che Bonucci rimanga perché è un grandissimo giocatore”.

Si è conclusa la prima stagione di Cristiano Ronaldo? Si aspettava di più?

“Non mi aspettavo niente di più di quanto ha fatto. Ed ha fatto veramente moltissimo. E' stato all'altezza delle aspettative. Ovviamente tutti credevano e speravano di poter andare avanti anche in Champions, ma questo non è dipeso da lui”.

Maurizio Sarri è il nuovo tecnico della Juve. Cosa si aspetta da questo matrimonio?

“Sulla carta promette bene. Ma la carta è una cosa, la pratica è un'altra... Sicuramente porterà i suoi metodi ed il suo gioco. Spero che non cambieranno i risultati. Ci si è abituati a vincere sempre, anche se non bisogna dimenticare che ogni vittoria non è affatto scontata. Bisogna tenerlo a mente”.

Teoricamente, l'accordo è arrivato nel miglior momento possibile: Sarri si è sbloccato vincendo l'Europa League, mentre la Juve è abituata a trionfare.

“Questo sicuramente. Immagino che anche lui abbia una certa pressione derivante dalla consapevolezza di essere per la prima volta in un club che si gioca tutti i trofei. Sarri sa di avere tra le mani una Ferrari. Quando è così non si può non puntare in alto”.

Non ci sarà il rischio di avere la pancia piena dopo tanti anni di vittorie?

“Non credo. E' talmente bello vincere che non si vorrebbe mai smettere”.

Lei trova delle analogie tra la “Sua” Juve e quella attuale?

“Come ho detto in precedenza, è sempre difficile fare confronti tra epoche diverse. Sicuramente entrambe le Juventus sono vincente. Dovendo trovare delle differenze, direi che noi eravamo un punto di riferimento a livello europeo. Riuscivamo ad arrivare sempre in fondo, come dimostrato dalle tre finali di Champions League consecutive. Tutti cercavano di copiare il nostro sistema perché eravamo il top”.