"E' più importante di Mattarella!". Questa una delle affermazioni presente nelle telefonate intercettate, che riguarda Fabio Paratici. Il Chief football officer è stato così definito, con un’esagerazione che però faceva trasparire l'idea dell'interlocutore: mettersi a disposizione. Non c'è al momento la prova che la richiesta di un esame truffa pervenisse dalla Juventus, e magari non ci sarà mai. La voce del manager bianconero citato nei colloqui non è stata registrata e della Juventus si parla solo in modo indiretto nei colloqui tra gli intercettati. Ecco i nuovi passaggi, raccontati così dal Corriere della Sera.

NUOVE CHIAMATE - "Ci stanno chiedendo di fare in fretta", si raccontavano gli intercettati, riferendosi all’interessamento della Juve. Ma un conto è chiedere di accelerare i tempi, o anche invitare a farlo, per firmare un contratto prima della chiusura del mercato; un altro è istigare a truccare l’esame. E i pubblici ministeri, guidati dal procuratore Raffele Cantone, lavorano proprio su questo nella loro indagine. Intanto emergono anche nuove frasi. "Tu sai che io ho buoni rapporti con la dirigenza della Juventus", spiega il rettore dell’università statale Maurizio Oliviero (non indagato) in una telefonata con Simone Olivieri, Direttore generale di quella per gli stranieri, inquisito per corruzione, falso e violazione di segreto. E ancora: "Dobbiamo aiutare il nostro centravanti". C'è anche una frase di Stefania Spina, docente ordinario di Glottologia e linguistica, che colpisce per il suo entusiasmo: "Con lui vinciamo la Champions league", racconta entusiasta in un'intercettazione. 

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LA SCELTA DELLA JUVE - Per Suarez l'Università indagata ha fissato una sessione di esame straordinaria, che coinvolgeva 4 studenti, fissato appunto per il 17. Una decisione che nasconde una sorpresa, così spiegata in chiusura dal Corriere: "Qualche giorno prima, però, gli indagati capiscono che alla Juventus l’acquisto di Suarez non interessa più; probabilmente perché la società ha compreso che superare il test di italiano è un requisito necessario ma non sufficiente a ottenere la cittadinanza, e dunque i tempi restano comunque troppo stretti. Dirigenti e docenti dell’ateneo se ne rammaricano, temono che «il nostro centravanti» rinunci all’esame, e forse che possano sfumare i futuri vantaggi immaginati per l’istituto".