Tutti pazzi per Dejan Kulusevski. Ancora non è arrivato a Torino, eppure per i tifosi bianconeri è già l'uomo giusto al posto giusto. Con i tempi e l'impiego giusto, si spera. Le doti sono ormai note, così come la mentalità: quella che l'ha portato a dichiarare di voler vincere il Pallone d'Oro, di ambire al meglio. Musica per le orecchie della Juve. Che gioisce anche vedendolo all'opera. Impressionante nella seconda gara del suo Parma dopo la ripresa, vinta 4-1 contro il Genoa ieri sera. Dominante, praticamente sempre. E gli elogi fioccano. 
Sui giornali c'è chi ne esalta lo strapotere fisico, chi parla di personalità e di capacità di trascinare e chi, invece, lo rinomina così: "Il genio della lampada", colui che esalta un collettivo che distribuisce magie con eccezionale facilità. Ma non è finita, perché il paragone più illustre arriva dalle pagine della Gazzetta. Kulusevski è il protagonista della partita, quello tattico e tecnico, nonostante la tripletta di Cornelius. Schierato da trequartista ha fatto perfettamente le due fasi: offensiva, buttandosi negli spazi, creando superiorità, dribblando e inventando; difensiva, schermando perfettamente Schone, regista rossoblù. Applicazione e sacrificio, mentalità. Doti assolute in un ragazzo giovane, che si sta prendendo le copertine ma che non dimentica quanta strada ancora abbia da fare. La testa è giusta, anche quella. E poi. E poi, c'è da sottolineare come sia arrivato a 6 gol con quello di ieri (più 7 assist), cioè più di tutto il centrocampo juventino, che di norma vanta 4/5 reti a giocatore, almeno per i suoi interpreti migliori. E il paragone ritorna: era come Nedved per D'Aversa, lo è anche oggi, tatticamente, come quel Nedved che oscurò Pirlo in un Juve-Milan del 2002 dietro indicazione di Mister Lippi.