Del futuro di Allegri se ne parla da mesi e l’incertezza ha di certo tolto serenità all’ambiente. Apre così Tuttosport, che continua sottolineando come sia l’argomento di discussione principale nell’universo bianconero, con i detrattori non parlano d’altro perché aspettano con ansia il momento del divorzio e forse già lo attendevano l’estate scorsa, mentre i sostenitori di Max, che sono sempre meno, ne parlano perché ne evidenziano gli indubbi meriti nell’aver tenuto in piedi la baracca nei momenti più difficili e nell’aver catalizzato su di sé colpe e responsabilità, proteggendo per prima la squadra, ma anche la società. A Cagliari, però, si è visto altro: Allegri ha lasciato la solita difesa d’ufficio, mettendo i giocatori di fronte alle loro responsabilità (oltre a se stesso). Un evento più unico che raro, forse un cambio di rotta significativo che aiuta a comprendere come l’ambiente sia sempre più di difficile gestione pure per uno come lui.

Juventus, la società pensa alla rivoluzione


In quest’amara riflessione, si legge, c’è una sensazione di incertezza che non aiuta nessuno: in una situazione di normalità, il mese di maggio sarebbe il capolinea, anche in caso di conquista della Coppa Italia e del posto in Champions, ma la condizione economica impone di non scartare nemmeno la possibilità di una conferma per concludere il contratto. Qui, però, subentra una domanda: la Juventus può permettersi di rinviare ancora la rivoluzione tecnica, dopo un’altra stagione di sofferenza? In società sono sempre di più quelli che dicono di no.