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Nel frattempo, però, la Juventus è stata giudicata dalla Giustizia Sportiva per le plusvalenze fittizie, e penalizzata di 10 punti nello scorso campionato, quello meritatamente vinto sul campo dal Napoli di Osimhen. È logico che, adesso, milioni di tifosi della Juventus (e forse non solo loro) attendano le prossime mosse della giustizia sportiva, perché la vicenda Juve e quella del Napoli hanno molti in punti in comune, a partire dalla Procura che ha emesso la richiesta di rinvio a giudizio. Se ce siano abbastanza per riaprire il processo anche per il Napoli lo deciderà Giuseppe Chinè, il quale però dovrà spiegare benissimo e in modo chiarissimo la sua scelta, soprattutto se la scelta fosse quella di non riaprire il procedimento. Perché se, non solo è legittimo, ma sacrosanto che sia lui a stabilire chi processare e chi no, è altrettanto sacrosanto - date le circostanze - che ci spieghi le eventuali differenze fra i due casi. Ne va della credibilità del sistema e della giustizia sportiva, che già tante, troppe volte ha dato la sensazione di una disparità di giudizio e, soprattutto, di mancanza di trasparenza e chiarezza (vedi, per esempio, le motivazioni con cui è stata condannata la Juventus saltando da un articolo all’altro, così come le ragioni che giustificavano la stessa riapertura del processo, peraltro avvenuto a porte chiuse)".
Anche perché a far discutere poteva pensarci il caso curva Inter, trattato però mediaticamente in maniera diversa dal caso Juve: "Già, siamo sempre lì - prosegue Vaciago - che noiosi che siamo: sempre a parlare di disparità di trattamento. Forse perché, in questi giorni, si ha notizia dal Fatto Quotidiano dell’esistenza di un’inchiesta sull’infiltrazione della criminalità nella curva dell’Inter, con ipotesi di reato piuttosto pesanti. Nessun dirigente dell’Inter è indagato e la notizia è passata per lo più sotto silenzio. Un’identica situazione, ovvero un’inchiesta della magistratura sull’infiltrazione della criminalità nella curva della Juventus, sempre senza che nessun dirigente fosse coinvolto (se non come parte lesa), aveva generato titoli da prima pagina, un’attenzione spasmodica e una serie di udienze davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, nelle quali il procuratore Figc di allora, Giuseppe Pecoraro, aveva accusato il presidente della Juventus, confondendo un’intercettazione telefonica e citandone una mai esistita".