Curiosità molta. Ansia appena il giusto. Nostalgia una bella spruzzata. Accompagnato da questi tre sentimenti questa mattina, naturalmente dopo il consueto rifornimento di “Lucky” dal tabaccaio, mi sono fermato all’edicola. Avvisato dalla reclame sapevo che, allineato insieme con gli altri quotidiani, avrei trovato un vecchio amico vestito di nuovo. Dunque curiosità. Vediamo un po’ com’è. Poi ansia. Piacerà ai lettori? Infine nostalgia. Quarant’anni insieme. Una vita. Impossibile non ricordare. Lo sfilo dalla mazzetta. Pago. Mi siedo sulla prima panchina disponibile e sfoglio. E’ dunque questo il volto del “mio” Tuttosport? Chapeau. All’editore, al direttore De Paola, alla preziosa sentinella De Pace, a tutti i colleghi rimasti per lottare su di un ring sempre più complicato da frequentare, al dottor Ovazza che ha rilevato Sertoli, ai custodi della segreteria, ai tipografi sopravvissuti e naturalmente ai lettori che certamente avranno modo di apprezzare la “rivoluzione” avvenuta per fare in modo che la vecchia e bella “carta stampata” riprenda il posto che le compete e non ceda di fronte a quell’informazione “on line” che, pur utilissima per la sua immediatezza, non potrà mai sostituirsi all’approfondimento frutto di una ragionata e paziente lettura.

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Mi torna in mente Vittorio Sabadin, ex vice direttore de La Stampa e prima collega proprio a Tuttosport, con un suo libro molto letto e giustamente ben premiato. “L’ultima copia del New York Times” era ed è il titolo di un saggio romanzato nel quale si configura per l’informazione scritta un futuro a dir poco problematico. In effetti sembrava dovesse andare così, in tutto il mondo. Requiem per i quotidiani, anche quelli più importanti. Invece, dopo un periodo di brusco declino, ecco che proprio dagli Stati Uniti arrivano segnali positivi a sottolineare il risveglio di chi un po’ troppo frettolosamente era stato dato per spacciato. La gente non ha abbandonato il “compagno di ogni mattina”, lo ha soltanto affiancato al nuovo strumento tecno-multimediale con il quale informarsi.

Tuttosport, nel suo piccolo di comunicazione specifica, ha saltato il fosso dell’incompatibilità presunta tra i due tipi di comunicazione e da oggi, nella sua nuova veste che non è soltanto grafica ma anche di contenuti, potrà sicuramente alimentare la passione e la curiosità di tutti quei lettori i quali non si accontentano dei resoconti rapidi e impersonali che possono arrivare dalla consultazione, comunque distratta, di un telefonino o di un computer. Dico questo nelle vesti di responsabile di un quotidiano on line, IlBiancoNero.com, senza il minimo timore di mortificare il lavoro mio e dei miei ragazzi e né naturalmente il nome di un sito il quale nel giro di pochi mesi si è imposto per numeri e partecipazione popolare a livello nazionale. Nessuna “concorrenza”, semmai autentica sinergia per fare in modo che, come sosteneva Antonio Gramsci, la cultura possa continuare a esistere come colonna portante di ciascuna società civile e democratica. Anche la cultura sportiva.

Detto ciò e per concludere, rinnovando un fortissimo “in bocca al lupo” al nuovo Tuttosport, non posso fare a meno di confessare tutto il mio appoggio “di cuore” ai protagonisti di questa avventura che continuo a considerare come “la mia famiglia” per i quarant’anni di vita vissuta insieme tra gioie e tribolazioni assortite. Una famiglia per la quale continueranno a fare il tifo quelli che non ci sono più come Baretti e Dardanello passando per Caminiti insieme a coloro che osservano da lontano come me o Pastorin. Continuerà ad essere certamente un giornale principalmente “juventino” in virtù del suo zoccolo duro bianconero. Ma anche granata, in giusta misura, perché gli spiriti non dimenticano. Ma soprattutto, dopo la prima occhiata, mi pare che Tuttosport sarà il quotidiano della gente e per la gente. Per coloro che “c’era una volta”, con i giochi della memoria. Per quelli che “domani è un altro giorno”, in equilibro tra presente e futuro. Come per il New York Times non ci sarà mai “l’ultima copia” di Tuttosport.

@matattachia