Era tutto apparecchiato per cambiare la storia di questo campionato, e alla fine la Juve si è ritrovata a fare vecchi conti con vecchi problemi. Il risultato finale lo conoscevano tutti, giocatori inclusi: quando si è inconcludenti, o arriva qualcuno a togliere le castagne dal fuoco - leggasi un campione -, oppure si è destinati a patire l'episodio, l'inevitabile errore difensivo. Il campione è arrivato, l'ha pure pareggiata, ma non è bastato perché poi sotto sotto, stringi stringi, la squadra di Allegri è questa roba qui: non ha una coda e prova a tenere botta con il capo. Contro le piccole può bastare, contro un Napoli decimato non si è neanche avvicinata la vittoria.

PERCHE' CALMARLA? - Ecco, l'elemento più grave di questa sera è la mancanza di fiducia finale: la Juve non ha mai dato la sensazione di poterla vincere, questa partita. Di poterla portare a casa per il rotto della cuffia o comunque per una scarica di adrenalina finale. Sono stati tutti raccolti in un episodio e allora tanto vale parlare di punto guadagnato. Non perché gli azzurri siano stati arrembanti o nettamente superiori, ma perché quando c'è da ammazzare la preda non c'è stato chi si è fatto cacciatore. Lo stesso Allegri, con l'entusiasmo dello Stadium generato dal gol di Chiesa, ha chiesto di calmare il match, di aspettare, di andare avanti con pazienza. Per la prima volta il gruppo aveva mostrato ambizione e coraggio, aveva alzato il baricentro e provato a cambiare l'inerzia della partita: perché avrebbe dovuto spegnere quell'entusiasmo? Perché avrebbe dovuto fare un passo indietro e allo stesso tempo non beneficiare della spinta dello Stadium? Per accontentarsi di un punto?

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TUTTI GLI ERRORI - Domande che non troveranno risposta, ma la classifica parla chiaro e in qualche modo indica la strada per le prossime settimane: se non si possono considerare due punti persi - contro una diretta concorrente, quindi più pesanti -, almeno si diano risposte su tutti gli errori, di concetto, di reparto e di singoli. Ancora una volta ci si ritrova a commentare le prestazioni faticose di Rabiot, Alex Sandro, lo stesso Rugani co-protagonista del gol di Mertens. Erano spie e segnali, oggi sono problemi veri. E dopo l'uno, arrivano tutti. Tutti i nodi al pettine. Di una squadra che fa fatica a costruire. Che si lancia in contropiede senza però un'idea chiara su come svilupparlo. A proposito di Napoli: quello di Mazzarri era tenacia e ripartenza, perfetta ripartenza. Alla Juve basterebbe anche reinventarsi così, almeno per sbloccarsi.