“Paradossalmente, proprio perché conosco quella realtà, non so bene che cosa aspettarmi. Tanto per cominciare hanno giocato un’altra partita mercoledì (in Coppa Italia contro il Südtirol, ndr.), e domenica scorsa hanno rimediato qualche infortunio. Martedì, poi, la Primavera è scesa in campo contro lo Zenit per la Youth League, insomma è tutto un mix di eventi, e probabilmente solo venerdì o sabato Zauli saprà chi avrà a disposizione, in base a eventuali chiamate dalla Primavera o persino dalla prima squadra. Fa parte del gioco, noi a Lecco stiamo lavorando come al solito per farci trovare pronti, poi vedremo che cosa succederà”.
“Certo, è così. I giocatori vanno e vengono, in base alle necessità del momento, e ci sta che succeda. È una strana routine, che scombussola non poco i piani settimanali, ma con il tempo ci si fa l’abitudine. Anche per me e il mio staff era stato difficile all’inizio, ma poco alla volta eravamo riusciti a stilare un programma di lavoro che fosse il meno possibile condizionato dagli “incroci” tra le varie squadre”.
- Com’è stato il suo periodo in bianconero?
“I primi tre mesi sono stati difficili, proprio per le ragioni che ho appena spiegato, però mi sono sempre sentito a casa. A Vinovo ho trovato un ambiente splendido, ho sempre ricevuto un grande aiuto da tutti, a partire da Cherubini, Paratici e Allegri. Con il tempo, poi, le cose si sono aggiustate, insieme abbiamo fatto crescere tanti ragazzi che ora giocano anche in Serie A. Una volta che ci siamo abituati alle novità è andato tutto bene, per me è stata una bella esperienza”.
“In Italia è difficilissimo, anche soltanto per l’obbligo di dover schierare un’alta percentuale di ragazzi formati nel nostro Paese, in un campionato composto al 60% da stranieri. La stessa Juventus ha impiegato dieci anni per arrivare a far esordire la seconda squadra, il progetto funziona ma è molto complicato far quadrare tutto”.
- Passiamo al suo presente. Il Lecco sta vivendo un momento di flessione…
“Sì, è vero, ma penso che il problema sia più a livello mentale. Dopo quattro vittorie consecutive in casa abbiamo preso un brutto colpo nei minuti finali della partita con il Renate e non abbiamo saputo reagire a dovere. Abbiamo perso terreno e ora dobbiamo risistemarci per restare sotto ai primi posti, la classifica è cortissima e in questo girone non ci sono squadre materasso. Sono molto contento di questo progetto, con tanti giovani. Abbiamo già segnato 12 gol con gli under, cosa che nessuno in Serie C ha fatto: li stiamo valorizzando al meglio ed è normale passare attraverso un momento di flessione, l’importante è avere ben chiaro l’obiettivo finale. Il mio compito è quello di mantenere la serenità necessaria all’interno del gruppo, di togliere pressioni inutili: il campionato è apertissimo in tutte le direzioni, dovremo essere precisi e concreti, già da domenica. Poi ci sta che i giovani facciano qualche errore”.
“Certo, la squadra di Allegri ha iniziato un processo di ringiovanimento e ci può stare che all’inizio abbia qualche difficoltà. È un po’ la stessa cosa che – nel mio piccolo – sto vivendo a Lecco, mettere pressioni non serve a nulla”.
- A proposito, lei conosce bene Max Allegri: che cosa pensa del suo ritorno in bianconero?
“Sì, con Max abbiamo giocato insieme a Pescara, poi l’ho ritrovato nel 2018 alla Juventus e mi ha dato una grossa mano nel periodo iniziale di difficoltà, senza nemmeno toccarmi l’organico. Allora poteva contare su gente come Mandžukić, Khedira, Douglas Costa, tutti giocatori abituati a vincere, ai quali lui aveva poco da insegnare: il suo lavoro era più quello del gestore, mentre adesso la situazione si è proprio ribaltata. Non è facile, ma Allegri ha tutte le capacità e l’esperienza per uscirne bene”.