RESILIENZA - "Il segreto è un gruppo senza eguali: società, squadra, staff tecnico. Nessun altro club alimenta così la cultura del lavoro: il motto “fino alla fine” non è solo parole. Ad agosto avrei puntato sul Napoli. E sul 2-1 per l’Inter a San Siro, 17 giorni fa, pensavo che avessero buttato via lo scudetto. Li avevo visti molli sulle gambe, dimenticavo la resilienza nel loro Dna. Come un metallo che cambia forma ma poi torna sempre se stesso, si adatta, supera tutte le difficoltà. La Juve è così da sempre".
SIR MAX - "Non scherziamo, non condivido le critiche su Allegri. Max è bravissimo sia sul piano tecnico-tattico, perché capace di adattare il sistema di gioco a situazioni e avversari, sia su quello gestionale, spesso sottovalutato. Trova sempre la risposta giusta. Mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui. Oggi i calciatori sono piccole aziende, quasi dei brand, un tecnico deve tenere conto anche di questo. Non credo cerchi stimoli altrove. Qualche volta può averlo pensato anche Ferguson, che però rimase 27 anni al Manchester United continuando a vincere. Magari un giorno parleremo di Allegri come di “sir Max”... Non è facile lasciare la Juve, è dura trovare di meglio".