Cosa si può fare in dodici minuti? Chi si può diventare? Dove si può andare? Dusan Vlahovic ha eseguito il suo personalissimo test di Cooper: è andato fortissimo, più forte che poteva, e appena in dodici minuti ha spalancato sul suo cammino una nuova storia. Quella a tinte bianconere. Gli è bastato pochissimo, ha dato tantissimo. Tutti l'aspettavano e lui non si è fatto nemmeno attendere. Anzi: è pure arrivato in anticipo sulle più rosee attese, andando a segnare un gol - e che gol - che ha messo sui binari giusti la Juventus, finalmente senza paura di sbandare. Anche perché già solidamente aggrappata al suo perno centrale. 

UN'ALTRA JUVE - Sì, si può dire, non è retorica, non è l'entusiasmo del momento. E' una prova provata dalla prestazione di Vlahovic, dalla sua voglia e dal suo carisma. Ha cambiato già la Juve e l'ha fatto in quei dodici minuti in cui ha dato tutto, prendendosi un mondo che aspettava da tempo. Non è stata solo una questione di movimenti, non è stato solo presenza e possenza: è stato tutto un peso specifico diverso, ha alzato il baricentro e in particolare un indice di pericolosità mai stato così importante e impattante. La Juve aveva un punto fisso, centrale, in grado di fare senza strafare. Di esserci senza reinventarsi costantemente. Di dare una soluzione immediata e utile. Istantanea e perciò efficace. Fateci caso: non c'è stato giro a vuoto, c'è stato costante movimento per servire la punta dei gol pesanti. E in dodici minuti, la squadra aveva già preso consapevolezza di ciò che era, abbandonando tutti i condizionali della settimana. 

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NELLA STORIA - Vlahovic come Sivori e Charles. Vlahovic come Anastasi, Bettega e Baggio. Vlahovic come Vieri e Pippo Inzaghi, ma anche Mandzukic e Higuain. Vlahovic come i più grandi nella storia juventina per la sfacciataggine di un gol al debutto, e per come i più grandi hanno iniziato la propria versione bianconera della propria carriera. La verità è che sono rose e che hanno tutto per fiorire, stavolta c'è poco da aspettare e tutto da aspettarsi. Anche per il clima che si è creato attorno alla squadra: l'entusiasmo del pubblico a ogni tocco, il boato alla rete, il crederci costante per ogni pallone che superava la trequarti offensiva. Anche questo serviva, anche togliere le ragnatele dell'inconcludenza, affidarsi esclusivamente a un uomo con spalle larghissime, le più larghe di tutti. Solo il tempo dirà quanto brillerà questa stella, intanto brilla e guida nella nebbia. Prima era tutto buio, ora c'è una luce meravigliosa.