No, nessuno parli di svolta, e i motivi sono molteplici. Vero, le similitudini sono molte, ma parliamo di altri tempi, un’altra squadra, altre avversarie. 7 anni, nel calcio, sono un’era, se non di più. Questa Juventus, anche al Grande Torino, ha mostrato criticità e debolezze: un gioco che stenta a decollare, una forma fisica molto lontana dall’essere definita brillante, tanti errori tecnici difficili da accettare a questi livelli. La grande differenza, però, l’ha fatta l’atteggiamento messo in campo dalla squadra: un gruppo compatto che, pur nelle difficoltà, si è stretto per portare a casa tre punti vitali. Per questo, soprattutto per questo, la Juve adesso merita fiducia. Troppo vicine cronologicamente le vittorie con Bologna e Maccabi e poi la doppia sconfitta con Milan e ancora Maccabi, per illudersi; la ferita brucia ancora.
Vlahovic non è Cuadrado, è il 2022 e non il 2015: adesso la Juve merita fiducia, ma nessuno parli di svolta
Sarebbe troppo semplice, confortante, lasciarsi trasportare dal torrente delle suggestioni, dei ricordi. Ancora una volta un Derby, un gol nelle fasi finali di gioco, il popolo bianconero che esplode e quello di fede Toro che raccoglie i cocci del vecchio cuore granata frantumato. Dusan Vlahovic, ieri sera, come Juan Cuadrado nel 2015: due Juventus in difficoltà che trovano nella stracittadina la vittoria che può svoltare una stagione intera.
No, nessuno parli di svolta, e i motivi sono molteplici. Vero, le similitudini sono molte, ma parliamo di altri tempi, un’altra squadra, altre avversarie. 7 anni, nel calcio, sono un’era, se non di più. Questa Juventus, anche al Grande Torino, ha mostrato criticità e debolezze: un gioco che stenta a decollare, una forma fisica molto lontana dall’essere definita brillante, tanti errori tecnici difficili da accettare a questi livelli. La grande differenza, però, l’ha fatta l’atteggiamento messo in campo dalla squadra: un gruppo compatto che, pur nelle difficoltà, si è stretto per portare a casa tre punti vitali. Per questo, soprattutto per questo, la Juve adesso merita fiducia. Troppo vicine cronologicamente le vittorie con Bologna e Maccabi e poi la doppia sconfitta con Milan e ancora Maccabi, per illudersi; la ferita brucia ancora.
Attenzione ad illudersi, quindi, ma anche a non notare dei segnali. Come se tra la cenere ci fosse ancora qualche lapillo acceso, da soffiare a pieni polmoni per far sì che il fuoco torni a scaldare casa Juve. Adesso conta solo trovare continuità, mettere in fila delle vittorie, riacquisire fiducia e arrivare alla sosta senza aver perso troppo terreno dalle prime. C’è una stagione da salvare – almeno in campionato -, ed è il momento di dimostrare che tutti remano dalla stessa parte.
No, nessuno parli di svolta, e i motivi sono molteplici. Vero, le similitudini sono molte, ma parliamo di altri tempi, un’altra squadra, altre avversarie. 7 anni, nel calcio, sono un’era, se non di più. Questa Juventus, anche al Grande Torino, ha mostrato criticità e debolezze: un gioco che stenta a decollare, una forma fisica molto lontana dall’essere definita brillante, tanti errori tecnici difficili da accettare a questi livelli. La grande differenza, però, l’ha fatta l’atteggiamento messo in campo dalla squadra: un gruppo compatto che, pur nelle difficoltà, si è stretto per portare a casa tre punti vitali. Per questo, soprattutto per questo, la Juve adesso merita fiducia. Troppo vicine cronologicamente le vittorie con Bologna e Maccabi e poi la doppia sconfitta con Milan e ancora Maccabi, per illudersi; la ferita brucia ancora.
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