Chiara Beccari, attaccante di proprietà della Juventus Women ma in prestito al Como Women è stata ospite alla BoboTv. Queste le sue parole: 

ARRIVO- "All'inizio strano, allenarmi in primavera il primo anno era impensabile. Poi ci si abitua, è sempre bello".

GOL ALLA JUVE- "Mi hanno chiesto se dovessi segnare proprio quel giorno".

PERSONALITÀ- "Non mi sento con personalità. Quello che faccio in campo mi viene spontaneo, dovessi pensarci penserei di non averne. Ci sto lavorando sopra, ma quando me lo si dice sono contenta".

ESORDIO IN NAZIONALE- "Emozionante. Quando mi hanno detto che avrei giocato non ci credevo. Per me è stato più emozionante dell'esordio in Serie A o del primo gol. In campo poi mi sentivo tranquilla, senza pressioni".

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GOL CON LA CAVIGLIA ROTTA- "Distacco della parte finale della tibia. Poi ho scoperto che è stato proprio dove ho preso la palla per impattarla nel gol. Pensavo fosse una distorsione, il dolore era simile. Mi hanno poi ingessata, stampelle, un po' di settimane".

FUTURO- "Per il prossimo anno devo parlare con la società. Non ho scelto. Mi preme di giocare, non so ancora dove. Vorrei continuare ad essere convocata in Nazionale maggiore. La prima convocazione è bella ma le difficoltà sono nel restarci. Vorrei tornare alla Juve nei prossimi anni e riuscire a giocare titolare lì"

IDOLO- "Idolo femminile Cristiana Girelli, maschile da piccola Neymar, negli ultimi anni Lewandowski. In chi mi rivedo? Fino a giugno Lewandowski, ora faccio anche l'esterno quindi entrambi".

GOL AL PARMA- "Quel gol è stato importante: il primo dopo l'infortunio alla caviglia e quello alla spalla. Venivo da un periodo difficile, segnare quel gol è stato importante. In squadra mi dicono spesso di tirare, quel giorno ho tirato ed è andata bene".

INIZI- "Quando ho iniziato a giocare conoscevo le squadre dei miei dintorni, non conoscevo la Serie A. Non c'erano squadre professionistiche, poi è entrata la Fiorentina e lì ho iniziato a dire che volevo giocare nella Fiorentina. Non pensavo di poter dire di voler giocare a calcio da grande, ora invece posso".

DE LA FUENTE- "Non lo conoscevo, è veramente bravo come mister e come persona. Durante l'anno mi ha aiutata sia a rimanere concentrata, aveva paura che in alcuni periodi mollassi con la testa. Aveva paura calassi, mi ha aiutata a stare sul pezzo inallenamento e in partita. Tatticamente e tecnicamente sono arrivata come punta ma lui mi ha messa esterno e mi ha aiutata a capire che non è importante dove giochi ma puoi fare le stesse cose, il calcio è uno sport senza moduli, lo disegni tu in campo".

SALVEZZA- "In ritiro a Cesenatrico ho capito che ci saremo salvate. Ci ha aiutate ad unirci verso un'unica strada".

FAMIGLIA- "Mi hanno sempre aiutata a restare con i piedi per terra, a capire cosa fosse meglio fare nei momenti difficili, sia papà che mamma".

DEDICA SALVEZZA- "Alla mia famiglia, non gli ho mai dedicato tante cose. Non gli ho mai dedicato neanche un gol, mi vergognavo anche da piccola".