"Vivo la vita in due blocchi: il calcio e la scuola". Lo spiega Stefania Zanoletti, difensore di 32 anni e capitano del H&D Chievo Women. Proprio la sua squadra domani alle ore 18.00 affronterà la Juventus Women per l'andata degli ottavi di finale di Coppa Italia. Stefania, però, conosce molto bene alcune bianconere: Cristiana Girelli, Martina Rosucci e Sofia Cantore su tutte. Un viaggio tra la scuola, la sua carriera da professoressa e il calcio. Passando per gli insegnamenti alle giovani.

Stefania, partiamo dal vostro cammino in Coppa Italia, a sorpresa avete eliminato il Sassuolo; quali sono stati i pensieri e le emozioni di quel momento?
 
“Sicuramente è stata una sorpresa fino ad un certo punto. Eravamo consapevoli di potercela giocare, ci era rimasto il nodo alla gola dall’anno scorso dove siamo state eliminate da quella fatidica pallina. Avevamo voglia di rivincita. È stata una gioia, siamo orgogliose di essere tra le otto squadre in corsa in Coppa Italia. Adesso vediamo”.
 
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E quando vi hanno detto che avreste incontrato la Juventus Women? 
 
“Personalmente avrei preferito incontrare magari un’altra squadra. Non voglio sembrare presuntuosa ma con altre squadre poteva esserci più margine, mentre incontrare la migliore sulla carta è più difficile. Poi come ci ha detto il mister giocarsela con una squadra che è il top club in Italia è motivo di misurarci e vedere a che livello siamo. Giocare con le più forti è una spinta in più, per il percorso di crescita”.
 
Un occhio al campionato di Serie B: domenica avete battuto il San Marino, quali sono i vostri obiettivi per questa stagione?
 
“Stare in alto, fare meglio della scorsa stagione. Ci sono due posti a disposizione per la massima categoria. Il campionato di Serie B è complicato, ci sono molte squadre e la classifica è sempre corta. Vogliamo migliorarci e puntare a qualcosa di grande che per scaramanzia non dico. La Serie B è un campionato lungo e se sbagli una partita scendi subito. Tante squadre racchiuse in pochi punti, si deve dare più continuità possibile nei risultati”.
 
Calcio ed insegnamento, riesci sempre a conciliare le due cose? 
 
“Mi viene da dire per forza (ride ndr). Quando ero giovane il professionismo era un’utopia. Ho studiato e ora vivo la mia vita in due blocchi: scuola e calcio. L’ho sempre fatto, è chiaro che più si va avanti più il livello cresce quindi è difficile sopportare certe fatiche. L’ho sempre fatto, sono abituata e porto avanti due cose cercando di farle al meglio”.
 
Che tipo di professoressa è Stefania? Severa, precisa, tranquilla?
 
“Dovrebbero dirlo i miei alunni (ride ndr). Non faccio materie simpatiche perché insegno italiano, storia e geografia. Mi piace prima di tutto essere rispettata, ci tengo molto. Ora insegno alle medie. Cerco di essere al passo con i tempi il più possibile, provo a preservare il rispetto del ruolo dell’insegnante. Il fatto che io giochi a calcio magari ha un appeal positivo, perché possono vedermi particolare rispetto alle altre professoresse. La maggior parte dei ragazzini gioca a calcio, inizialmente quando lo scoprono si fanno parecchie domande. Io cerco sempre di insegnare il sacrificio, provo a riportare quello che ti insegna lo sport nel contesto classe: lavorare in gruppo, darsi una mano, rialzarsi dopo un brutto voto”.
 
Dai tanti brutti voti? 
 
“Se devo darli lì do, non con piacere. Cerco di essere il più giusta possibile, faccio capire che è importante essere responsabili e consapevoli. Se uno non fa una cosa deve assumersi le sue responsabilità. Nella vita siamo giudicati sempre, per un lavoro o per una situazione, i voti ci sono e vanno assorbiti”.
 
Invece, che tipo di personaggio è Stefania in spogliatoio? Ti reputi un esempio per le più giovani? 
 
“Anche qui mi piacerebbe rispondessero le compagne (ride ndr). All’interno della squadra sono quella più grande, il capitano, forzatamente devo essere un esempio. Non ci penso tanto, devo essere me stessa e cerco di far capire alle giovani che ora hanno la possibilità di fare questo come lavoro. Provo sempre ad insegnare che non è tutto dovuto ma che bisogna conquistarlo sul campo. Non ne faccio una colpa ma spesso ci si trova in una società già pronta. Faccio sempre questo esempio: soltanto negli ultimi tre anni mi lavano i vestiti dopo l’allenamento. Quando me l’hanno detto la prima volta per me era incredibile, ero felicissima. E invece detto ad una ragazza più giovane, in maniera involontaria, può risultare scontato. Spesso si deve apprezzare ciò che si ha. È importante capire i sacrifici fatti per arrivare qui. Nelle situazioni in cui vedo atteggiamenti spocchiosi cerco di far capire che non è tutto dovuto, che bisogna lavorare. Non lo faccio pensando di avere il compito di farlo, mi viene spontaneo, naturale”.
 
A proposito di giovani, in estate hai accompagnato Sofia Cantore a Ibiza dopo averla accompagnata nello spogliatoio dell’Hellas, siete rimaste molto legate? 
 
“Sì. Conosco Sofi da parecchi anni, abbiamo condiviso lo spogliatoio a Verona. Siamo state tre giorni a Ibiza in estate. Io posso parlarne solo bene, è una ragazza molto matura per l’età che ha, anche per la sua storia e i diversi infortuni. L’infortunio aiuta a crescere perché ti isola con te stesso. Fuori dal campo è splendida ma è anche un’ottima giocatrice. Il suo futuro calcistico penso possa essere più che positivo perché ha tutte le carte in regola: è un talento. Si trova ora a condividere lo spogliatoio con gente di un certo livello quindi può solo crescere e spero che in futuro possa togliersi soddisfazioni. Le voglio un bene dell’anima. Lei è molto rispettosa, è una ‘giovane grande’. Sa stare al suo posto, non è presuntuosa, talvolta forse dovrebbe esserlo un po’ di più. Sofi è bella così. A Verona in spogliatoio avevo lei a destra e Benedetta Glionna a sinistra. Ci siamo divertite parecchio”.
 
Dai tempi del Verona sei molto legata Cristiana Girelli, quanto pensi sia importante una persona come lei nella Juventus? 
 
“Cri è la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando avevamo 14 anni, quindi da una vita. Per Cri parla il campo, è fondamentale per la Juve perché oltre che essere una molto cinica sotto porta è una ragazza con una grandissima mentalità: per essere al top per così tanti anni non devi avere solo mezzi tecnici ed essere intelligente come giocatrice, ti serve una mentalità solida, da vincente. Così come è difficile non retrocedere è difficile anche vincere sempre. La Juventus vince da parecchie stagioni, questo significa trovare ogni giorno lo stimolo giusto per essere al meglio. Nuove motivazioni, la voglia di migliorarsi, mettersi in gioco. Le stagioni cambiano, le giovani crescono, ma le senatrici restano”.
 
Ci racconti che persona è Girelli? Magari con qualche aneddoto
 
“Non tutti si possono dire (ride ndr). Cri è una persona di compagnia, è una persona con la quale qualsiasi tempo condividi lo fai con il sorriso. Ha sempre la battuta pronta, scherza, è bravissima nelle imitazioni. Fa lo scanner e poi imita. Eravamo in Nazionale Under 19 in Spagna al torneo La Manga. Andavamo sempre via a marzo ed era più caldo rispetto all’Italia. Eravamo tutte le squadre nazionali nello stesso villaggio. C’erano un sacco di gabbiani e ogni volta che andavamo a pranzo o a cena, ma specialmente a pranzo, eravamo su una terrazza e Cri si metteva al bordo della terrazza e imitava i gabbiani, con tanto di suono e movimento delle braccia. Non lo faceva una sola volta, ma andava avanti a lungo. Lo ricordiamo spesso perché fa ridere”.
 
Conosci bene anche Martina Rosucci, quanto pensi sia importante una figura come lei all’interno di uno spogliatoio?
 
“Marti cosi come Cri la conosco da tantissimi anni. Penso che lei, non perché è mia amica, ma perché conosco il valore della persona e della giocatrice sia il punto di riferimento per tante giocatrici e anche per la Juventus. Nel senso che c’è da quando è nata la Juve, è torinese, ha la maglia bianconera praticamente tatuata, questa cosa secondo me la fa respirare alle altre. È l’emblema di quello che significa giocare per la Juventus: sacrificarsi per la maglia, essere sempre al meglio. Anche lei ha una grande forza mentale, come Cri. Giocatrici di quel livello io penso lo siano perché hanno una forza mentale fuori categoria. Tante volte nella mia piccola carriera rispetto alla loro ho trovato nei loro consigli, specialmente di Marti, tanta forza o magari la lucidità di analizzare un aspetto sotto più punti di vista. Credo che questa sia la capacità di Marti: riuscire a trovare sempre quella spinta in più. In campo secondo me lo dimostra. Prima parlavamo di esempi, per me Cri e Marti sono due esempi del calcio femminile. Non solo di Juventus o Nazionale”.
 
C’è un consiglio di Rosucci che ti è rimasto particolarmente impresso?
 
“Lei utilizza spesso il termine ‘fiducia’. Quello che mi dice nei miei momenti più difficili è di cercare di trovare sempre lo spiraglio positivo, aver fiducia in me stessa, nel mio lavoro quotidiano”.
 
Se per la gara di mercoledì potessi togliere una giocatrice alla Juventus, chi sarebbe e perchè?
 
“Ho pensato a tante giocatrici ma in realtà quello che secondo me è la forza della Juve è la loro mentalità. Ogni giocatrice nel loro insieme è fondamentale. Se ne togli una ce ne sarà comunque una forte. Non è l’individualità ad essere la forza, ma è una forte mentalità vincente. Nei grandi appuntamenti i valori e la mentalità sono venuti fuori. Vogliono sempre fare meglio”.
 
E il Chievo? Come si prepara ad una gara così?
 
“Noi ce la giochiamo. Sappiamo che sarà un’impresa ma sarà una bella giornata per tutto il mondo Chievo. Per noi deve essere un motivo di orgoglio. Anche il fatto che i settori giovanili vedano grandi giocatrici, è una cosa bella poter offrire uno spettacolo così, poi vedremo come andrà. Noi siamo contente di essere lì e faremo di tutto per dimostrare che meritiamo di esserci e che non è stata una casualità”.